Dopo due pipe provai una certa sonnolenza, dopo quattro la mia mente era vigile e calma; l'infelicità e il timore divennero come il vago ricordo di un qualcosa che un tempo avevo considerato importante. Io, che mi vergogno a mostrare la rozzezza del mio francese, mi trovai a recitare a chi stava con me una poesia di Baudelarie. Tornato a casa, quella sera sperimentai per la prima volta la notte in bianco dell'oppio. Si resta distesi, rilassati ma svegli, senza desiderare il sonno. La veglia ci fa paura, quando abbiamo dei pensieri agitati, ma in questo caso si è tranquilli, e sarebbe sbagliato anche dire che si è felici: la felicità agita il polso. E poi, improvvisamente e senza avvertimenti, ci si addormenta. Si dorme per una notte intera, di un sonno profondo come non mai, poi ci si sveglia, e il quadrante luminoso dell'orologio dice che sono passati venti minuti del cosiddetto tempo reale.
(Henry Graham Greene nato a Berkhamsted, il 2 ottobre del 1904, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di libri di viaggi, agente segreto e critico letterario inglese. Soffriva di un disturbo bipolare che influenzò profondamente la sua scrittura e lo portò a degli eccessi nella vita privata)
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