giovedì 18 febbraio 2016

Dadà Dadaumpa

Dadà è un cane, un compasso, l’argilla addominale, né nuovo né giapponese nuda, gazometro dei sentimenti in bolle, Dadà è brutale e non fa propaganda, Dadà è un quantum vitale in trasformazione trasparente senza sforzo e rotatoria.
Dadà è un microbo vergine, Dadà è contro il caro vita, Dadà società anonima per lo sfruttamento delle idee, Dadà ha 391 posizioni e colori differenti secondo il sesso del presidente. Si trasforma, afferma, dice simultaneamente il contrario, senza importanza, grida, pesca con la lenza, Dadà è contro il futuro. Dadà è morto. Dadà è idiota. Viva Dadà. Dadà non è una scuola letteraria, urla.

Dadà lavora con tutte le sue forze all’instaurazione dell’idiota dovunque. Ma coscientemente. E tende lui stesso a diventarlo sempre di più. Dadà è terribile: non si commuove per le sconfitte dell’intelligenza. Dadà è pittosto vigliacco, ma vigliacco come un cane arrabbiato, non riconosce nessun metodo né l’accesso alla persuasione.
Dadà non è una dottrina da mettere in pratica: Dadà, per dire una bugia è: un affare che rende bene. Dadà fa debiti e non se ne sta in panciolle. Il buon Dio ha creato una lingua universale, è questa la ragione per cui non lo si prende sul serio. Una lingua è un’utopia. Dio può permettersi di non aver successo: anche Dadà. Ecco perché i critici dicono: dadà si concede lussi, o Dadà è in calore, Dio si concede lussi o Dio è in calore. Chi ha ragione: Dio, Dadà o il critico?

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