domenica 5 aprile 2015

ARSENALE di Aleksandr Dovzenko

Nell'arsenale di Kiev scoppia la rivolta contro la Rada ucraina: gli operai scendono in sciopero con grande preoccupazione dei padroni che tentano in ogni modo di sconfiggere le forze progressiste del movimento operaio. Lo scontro avviene e si rivela vittorioso per la feroce repressione, ma il simbolo dell'operaio crivellato dai colpi dell'arma da fuoco avanza minacciosamente.

"Non si può dipingere un grande quadro con un unico pennellino. Per usare un'immagine, la sceneggiatura dev'essere scritta con ambo le mani tenendo in una un pennellino per disegnare minuziosamente gli occhi e le ciglia, e nell'altra un grande pennello per dipingere a grandi colpi gli spazi immensi, le passioni, i movimenti di massa. più l'autore è capace di sintesi artistica, più cose può introdurre in un'unica sceneggiatura, armoniosamente coordinando le dimensioni dei pennelli e dell'azione, e il dialogo con le altre forme di utilizzazione della parola." (Aleksandr Dovzenko, 1955)

Il cinema sovietico degli ultimi anni ha inteso scoprire e presentare una ricca galleria di fisionomie di classe. Esempio classico in questo campo è la formidabile scena dell'Arsenale di Dovzenko in cui si rappresenta il silenzio premonitore che avvolge Kiev prima della rivolta. Con una serie di brevi scene, che colgono un movimento, una immagine, un profilo il film esplora tutti gli strati sociali. I volti rivelano la classe, impressa nelle fisionomie degli individui; non rivelano l'uomo nella classe sociale, ma la classe sociale nell'uomo. (Béla Balàzs, 1949)


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