La rivolu zione
tecnologica ha permesso di pompare, depurare e distribuire l’acqua attraverso
meccanismi sempre più sofisticati e a distanze sempre maggiori dalla fonte di
approvvigionamento, il sistema industriale ha devastato i fiumi e le falde con
le sue nocività, la civiltà dei consumi ha contribuito a devalorizzare l’acqua,
alimentando la percezione che essa sia un bene illimitato, sempre disponibile e
a buon mercato.
Occorre mettere in
discussione questo sistema che mercifica tutto, non solo l’acqua, esalta
l’individualismo e massacra le relazioni sociali. Bisogna recuperare
innanzitutto la dimensione comunitaria dell’acqua, le attività collettive ad
esse legate e quindi anche la percezione che essa sia un bene comune prezioso
che tutti sono tenuti a difendere.
Riscattare l’acqua dalla
funzione commerciale cui è stata relegata è possibile soltanto se la si
considera in termini di prossimità, vicinanza. Allora sarà normale
condividerla, non sprecarla, tenerla pulita. Sarà normale vigilare affinché gli
avvoltoi del profitto, grandi e piccoli, non si avventino su di essa per
sottrarla alla disponibilità di tutti e depredarla fino all’ultima goccia.
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