Una fabbrica è percorsa da uno stato di agitazione, che si trasforma in sciopero quando un lavoratore, ingiustamente accusato di aver compiuto un furto, si impicca. Gli operai non si limitano alla protesta per la morte del loro compagno, ma chiedono la riduzione dell'orario di lavoro e un aumento salariale. Queste richieste non vengono accettate dalla direzione della fabbrica che, di fronte alla determinazione dei lavoratori, non esita a far ricorso a tutte le armi della provocazione e infine alla repressione più spietata.
"Mai prima di allora era comparsa sullo schermo l'immagine di un'azione collettiva. Si trattava ora di rappresentare il concetto di collettività. Ma il nostro entusiasmo produsse una rappresentazione unilaterale delle masse e del collettivo ... Sono tuttavia convinto che in quel periodo questa deviazione era non solo naturale ma necessaria. Importava che lo schermo fosse soprattutto penetrato dalla visione generale, il collettivo unito e spinto da un unico desiderio. L'individuale nel collettivo, il significato più profondo che chiediamo oggi al cinema, difficilmente avrebbe potuto affermarsi se la via non fosse stata aperta dal concetto generale."
(Sergej M. Ejzenstejn, 1934)
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