venerdì 7 novembre 2014

Jacob Bohme calzolaio

Nell'anno 1600 il calzolaio Jacob Bohme all'età di venticinque anni, stando alla testimonianza del suo discepolo e biografo Abraham von Franckenberg, fu colto dalla luce divina e, alla vista improvvisa di un recipiente di zinco (e del piacevole e amichevole suo riflesso) stringe il fondamento primo o, centro della natura occulta.
Lo stesso Bohme afferma di aver infranto, per un quarto d'ora, le porte dell'inferno. Ho riconosciuto e ho visto in me stesso tutti e tre i mondi e ho riconosciuto tutto ciò che è nel male e nel bene, e come l'uno abbia origine dall'altro. E ho visto che come in un caos la tutto giace, ma il suo sviluppo mi è rimasto oscuro. Egli riconosce che tutte le cose esistono nel sì e nel no, e questi non sono due cose distinte, bensì una cosa sola. E tolti questi due poli costantemente in conflitto, tutto era immerso nella notte, e le ore silenziose e immobili".
E soprattutto nell'incessante lotta delle sette qualità naturali, nel vorticare della ruota della paura, che la natura si manifesta. Bohme fu il primo a concepire la vita del cosmo come una guerra accanita, un movimento, un processo, un'eterna genesi.
Come il suo precursore, il pastore luterano Valentin Weigel (1533-1588), Bohme si rifà a una tradizione di ottica visionaria che si sviluppa da Agostino a Boezio fino a Ugo di San Vittore (1096-1141). Quest'ulyimo distingue tre piani della visione: in ordine d'importanza, l'occhio della carne, quello della ragione e quello della contemplazione mistica. Con l'occhio carnale, dice Bohme, nessuna conoscenza è possibile; è possibile, invece, con l'occhio che genera in me la vita. Bohme parla di penetrare con lo sguardo fino al fondo, al di sopra e al di là della natura.
La potente influenza esercitata da Bohme nelle direzioni più disparate ha fatto sì che egli fornisse utilissimi argomenti ad acerrimi nemici della visione newtoniana del mondo, quali Goethe e Blake, e insieme l'ispirazione che consentito a Newton di formulare la sua teoria sulla gravitazione e quella sul carattere della luce. Nell'opera di Bohme si trova anche, il primo Keplero, la visionaria intuizione delle orbite ellittiche dei pianeti, risultanti dalla polarità di due fuochi o centri.

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