"Era conciato come un porcello, aveva sempre un sorrisone sulla faccia, ed era un tipo di pelle scura, sembrava belloccio, finché non gli guardavi le labbra: aveva delle labbra grasse, umide."
Così Jelly Roll Morton descriveva un pianista di bordello che si chiamava Game Kid.
Bunk Johnson un trombettista di New Orleans, ricordava Jelly Roll come uno dei migliori nel 1902: "Suonava negli honky-tonks frequentati dalla gente dei cantieri, da operai, che non si facevano un bagno più di una volta ogni sei mesi, anzi, dirò di più, erano proprio dei pidocchiosi". e c'era sempre là nella penombra, un vecchio piano scassato e qualcuno che suonava il blues.
Jelly Roll non suonava solo a New Orleans: nei primi anni del secolo e anche in seguito lavorò nelle sporting houses, negli honky-tonks e nei bordelli del Mississipi, longo la costa del Golfo del Messico fino all'Alabama, alla Louisiana, al Texas e risalendo il fiume fino a Memphis, nel Tennessee. In questi anni di viaggi incontrò moltissimi pianisti di blues, molti dei quali dimenticati senza aver mai fatto un'incisione, come Skinny Head Pete, Florida Sam o Brocky Johnny: gente che si guadagnava da vivere con la musica, o comunque non lavorava, perché si faceva mantenere dalle donne.
Era il cosidetto circuito dei bordelli, un mondo in cui i musicisti semiprofessionisti potevano impadronirsi dei motivi creati dalla gente comune, dai lavoratori, e potevano aggiungerli al loro repertorio di ragtime e di canzonette.
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