La guerra: macello di animali, di uomini, d'acciao. L'aria è spazzata non dal vento ma dai vortici impazziti delle bombe-missile, da innaturali rapaci di ferro, volano paracaduti e non insetti; dio è stanco, forse muore: non ha più occhi per suo figlio, per i suoi figli. Il fiume della vita si disperde in rivoli incontrollabili.
Sopravvivere diventa l'unico costante pensiero, l'unica azione impellente, qualcosa che sta incomprensibilmente fra l'istinto, la rassegnazione e la rabbia di doversi per forza dimenticare di fronte alla costrizione di una realtà imposta ferreamente dall'esterno.
Bisogna solo sopravvivere, adesso; è questa l'urgenza, l'imperativo più pressante: si può pensare solo a non morire, a nascondersi, a rifugiarsi ...
La vita, come diceva proprio allora Andrè Breton, è altrove.
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