"Il blues che proprio non posso dimenticare, di quei tempi, lo suonava una donna che era vicina di casa della mia madrina nel Quartiere dei Giardini. Si chiamava Mamie Desdoumes. Le mancavano le due dita di mezzo della mano destra e così suonava il blues con tre sole dita della destra. Sapeva solo questo motivo e lo suonava tutto il giorno, da quando si svegliava:
I stood on the corner, my feet was dripping wet,
i asked every man I meet ...
Can't give me a dollar, give me a lousy dime,
Just to feed that hungry man of mine ..."
(Me ne stavo all'angolo con i piedi bagnati,
e chiedevo a tutti i passanti...
non puoi darmi un dollaro, dammi almeno un diecino
giusto per dar da mangiare al mio uomo che ha fame ...)
Così Jelly Roll Morton, pianista di ragtime, blues e jazz, ricordava una cantante di blues che aveva ascoltato a New Orleans nel 1902.
Verso la fine del 1800 a New Orleans si svolgeva un processo di feconda contaminazione tra diversi generi musicali, marcette, quadriglie francesi, ritmi spagnoli, musica da ballo nera e naturalmente ragtime, con esecutori bianchi, creoli e neri: a un certo punto - nessuno sa dire precisamente quando - il jazz emerse da questo amalgama. Quel che distingueva e caratterizzava questa musica era la funzione dei suoi due ingredienti principali: la musica leggera ariosa del ragtime e le tensioni più corpose, più sanguigne, del blues.
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