sabato 31 dicembre 2022

Banchetto di Erode

Filippo Lippi: un particolare del Banchetto di Erode affrescato nella Cappella Maggiore del Duomo di Prato. Delle figure a sinistra della Salomè danzante, aggiunte a secco, resta ben poco; è un  altro esempio  di come   l'intonaco liscio, il migliore per la buona  conservazione dell'affresco, fosse meno   adatto di quello granuloso  per farvi aderire i colori a secco. 

 

domenica 25 dicembre 2022

CALNOGOR

Capitale di  ATVATABAR. Cinquecento  miglia  all'interno. La si può raggiungere dalla città di KIORAM per  mezzo di una ferrovia sacra, o con una  nave  aerea. Tutti gli edifici sono di un bel marmo  bianco. Il  palazzo del re e il corpo legislativo, chiamato Borodemy, si trovano tutt'e due a Calnogor, come anche il Pantheon o Bormidophia,   il  più grande  edificio della città. Il palazzo di re Aldemegry Bhoolmakar è  un alto edificio conico di venti piani, dove  ogni  piano è circondato da  una fila di finestre decorate con pilastri. Colossali leoni d'oro stanno alle torri d'entrata, con gli artigli formati  da  corregge d'oro che corrono giù lungo le pareti e sono poi inchiodate alle pietre inferiori, dando l'impressione di tenere insieme l'intera struttura sottostante. L'architettura è una combinazione  di stili indù, egizio, greco e gotico. Il palazzo è circondato da  uno spazioso cortile chiuso  come  un chiostro. Una  vasca d'acqua corre tutt'intorno  alla corte, e le pareti sono decorate con leoni, elefanti, serpenti, aquile, struzzi meccanici chiamati bockhockids, giovani e fanciulle, tutti scolpiti nella pietra.  Il Pantheon  o Bormidophia  è  luogo di culto, e dimora di Lady Lyone, dea suprema  di Atvatabar.  Esso  contiene l'oggetto più straordinario  di tutta Atvatabar; il trono della dea, che consiste in un  cono  d'oro  massiccio, avente press'a  poco la  forma  di  un cuore, alto circa cento piedi. Il trono è diviso in tre parti,  corrispondenti alle varie caste di dèi e simbolizzanti la scienza, l'arte, la spiritualità. La sezione inferiore, o Pantheon scientifico, quaranta  piedi d'altezza e settantadue di diametro, sormontata dai calchi in gesso dei corpi dei maggiori inventori di  Atvatabar, è  decorata con bassorilievi illustranti le loro invenzioni più significative. La sezione mediana è dedicata  all'arte e ai suoi attributi. Ha un'altezza di ventiquattro piedi e un  diametro  di sessanta, ed è divisa in  due sezioni: quella superiore rappresenta  gli dèi della poesia, della pittura, della musica eccetera, e  quella inferiore le  qualità dell'anima sviluppate  dall'arte, come l'immaginazione,  l'emozione, la tenerezza. La  parte finale, alta trentasei piedi, con un  diametro  di trenta piedi, contiene il vero e proprio seggio e altre tre divisioni: magia e astrologia; stregoneria, profezia e arti similari; teosofia, elettrobiologia e altre scienze. Lady  Lyone è visibile seduta  su un  seggio di velluto verde aloe che gira lentamente su  una base di  supporto – una foresta di magnolie, querce, olmi  e altri alberi simili; durante le ore di apertura la dea viene presentata a  un vasto pubblico  di turisti e di veri credenti. (William R. Bradshaw, The Goddess of Atvatabar, being the History of the Discovery of the Interior World and Conquest of Atvatabar, New York, 1892)


lunedì 19 dicembre 2022

I bastoni di preghiera

Nello svolgimento delle cerimonie religiose dei Pueblo - ma anche degli Apache e dei  Navajo – grande importanza  avevano  i "bastoni di  preghiera". Si trattava in pratica di frammenti piatti di legno, con una forma  ben  definita, ai quali venivano  appese penne  di  uccelli. Tali  frammenti, chiamati patios, erano in genere dipinti di verde  o di blu, ed avevano la  lunghezza di  una  mano con le dita  allargate. I "bastoni di preghiera" venivano fabbricati con gande cura  e tutte  le parti scartate, come trucioli di legno, pezzetti di fibra e parti di penne, erano distrutte. I bastoni servivano a cercare di ottenere il favore degli esseri superiori. Nella  foto vediamo  gli  Hopi, con  i loro bastoni  di preghiera, durante  la rituale danza del flauto (foto del 1905).


lunedì 12 dicembre 2022

SABOTAGE – Alfred Hitchcock

In  seguito a un attentato, Londra resta al buio. L'autore dell'atto di sabotaggio è  Verloc, un individuo dall'aspetto apparentemente bonario, che dirige una piccola sala cinematografica, a copertura della sua attività  segreta. Verloc vive  con la  giovane moglie, Sylvia, e il fratellino di  questa. Un giovane detective, Ted, fingendosi un  fruttivendolo, sorveglia il cinema e, nel frattempo, non manca di fare la corte alla moglie di Verloc. Ben presto Verloc si accorge di essere spiato. Ma  il sabotatore riceve l'ordine di compiere un nuovo attentato: questa  volta l'obiettivo consiste nel piazzare una bomba nella metropolitana. Verloc confeziona il pacco contenente l'ordigno a tempo, e consegna il tutto all'ignaro fratellino di Sylvia perché   lo recapiti dall'altra  parte della città. Nel   percorso del lungo tragitto, il ragazzo si attarda: la bomba esplode su di  un bus. Il ragazzo resta ucciso. La donna, che già sospettava di Verloc, conosciuta la verità, uccide, pugnalandolo,  il marito.  La  polizia arriva sul luogo del delitto per arrestare il sabotatore, ma la provvidenziale esplosione del cinema, opera di  altri sabotatori, cancella le tracce dell'assassinio. Sylvia può rifarsi una vita  insieme a Ted. 

Sabotaggio è una libera trasposizione de L'agente segreto di Joseph Conrad, questa pellicola appartiene al cosiddetto periodo inglese (1936-1939) quando il Maestro lavorava negli studi di Londra. La storia è molto ben congegnata, i personaggi sono ambigui e tenebrosi quanto basta per rendere l'atmosfera del film amara e imprevedibile. Sicuramente Oskar Homolka è l'attore che meglio si cala nel ruolo assegnatogli dal regista, interpretando un cattivo che si mimetizza fra la folla, fingendosi un cittadino qualunque, rispettabile e flemmatico, uno che potrebbe essere il tuo vicino di casa e di cui non sospetteresti mai niente di strano... per queste sue caratteristiche ogni suo gesto, anche il più insignificante, crea nell'animo dello spettatore, una tensione continua. Sebbene Hitchcock non fosse entusiasta di questo film, ne va riconosciuta l'importanza quantomeno sul piano dei limiti cinematografici che riesce a infrangere. Nello specifico, si parla di un cinismo nei confronti dei personaggi che raramente (o addirittura mai) si era visto fino a quel momento su pellicola: fra le altre cose in questa storia c'è un uomo che uccide un bambino facendolo saltare in aria, una moglie che accoltella un marito a sangue freddo e l'occultamento, nel finale, di un cadavere con conseguente rimozione della verità, con tanto di benestare della polizia. Insomma, il regista lo riteneva un disastro proprio per le ragioni che, in realtà, ne fanno un'opera in un certo modo rivoluzionaria e destabilizzante: da questo punto in avanti, per la drammatizzazione cinematografica si aprono nuove frontiere della crudeltà.

"La differenza tra "suspense" e "sorpresa" è molto semplice. (...) Noi stiamo parlando; c'è forse una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutto ad un tratto... boom! Esplode la bomba. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena assolutamente normale, priva d'interesse. Ora veniamo alla suspense. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa (...) sa che l'ordigno esploderà all'una e sa che è l'una meno un quarto (...); la stessa conversazione insignificante diventa tutta ad un tratto molto interessante perché il pubblico partecipa alla scena. (...) Nel primo caso abbiamo offerto al pubblico 15 secondi di sorpresa... Nel secondo caso gli offriamo 15 minuti di suspense! Una scena di suspense, tuttavia, ha di solito un esito positivo per l'eroe: la bomba non esplode oppure lui si salva. Lo spettatore vive un'eccitante tensione nell'intima fiducia che tutto si concluderà bene: ed è proprio questo che non succede in Sabotaggio". (Alfred Hitchcock)



lunedì 5 dicembre 2022

LE FINESTRE - Costantinos Kavafis

In queste buie stanze dove passo

giornate soffocanti, io brancolo

in cerca di finestre. - Una se ne aprisse,

a mia consolazione - . Ma non ci sono finestre

o sarò io che non le so trovare.

Meglio così, forse. Può darsi

che la luce mi porti altro tormento.

E poi chissà quante mai cose nuove ci rivelerebbero.