lunedì 17 ottobre 2022

Parole e pensieri – NicK Cave

Nel  mio ultimo disco quello che mi  premeva maggiormente era riuscire a comunicare il particolare tipo di tristezza che riveste il mio modo  di guardare le cose. C'è un termine  in portoghese, `saudade', che definisce benissimo quell'inesplicabile desiderio di qualcosa  che è avvenuto  tempo addietro, la malinconia per una parte del passato. È questo il tema generale dell'album The Good Son, il tema emozionale e stilistico. Ogni canzone è correlata alle altre. C'è continuità tra i solchi. Nei miei lavori precedenti, le parole  erano come ingarbugliate, formavano un grosso nodo che spesso oscurava il mio feeling verso le cose. Gli argomenti trattati in The Good Son sono gli stessi di sempre, ma il linguaggio che  li esprime è molto più semplice e diretto. I dischi precedenti mi erano costati molta fatica, mi esaurivano perché dietro a ogni canzone c'era un processo lunghissimo  e doloroso. Niente mi veniva dato; toccava  a me trovare una buona idea, lavorarci sopra, pensare alle parole adatte e costruire faticosamente i versi delle canzoni. I brani di The Good Son sono molto più immediati. Quasi tutte le canzoni erano  già pronte  prima di entrare in sala d'incisione, come mai era accaduto in passato. Questa volta abbiamo preso i brani e li abbiamo registrati. Punto. Molto meno faticoso di quando costruivo i testi direttamente al microfono,  partendo da un giro di basso. L'Inghilterra è il mio porto d'attracco, il ritorno dall'avventura, il riposo dopo un viaggio lungo e massacrante. Ma, a parte tutto questo, non c'è niente  in Inghilterra che mi ispiri. Viaggiare  è  per me diventato una vera  e propria  droga. Non ritorno in  Australia, nella  mia città natale, da  dodici anni. Recentemente mi sono innamorato del  Brasile. La prima volta che ci andai fu per suonare,    eravamo in tour, e l'intera band si  innamorò di quei luoghi e di quella gente. Non ci siamo stati per saccheggiare quella  che  io credo sia  una forma musicale  unica e per di più sacra per la  gente del posto. Non siamo come David Byrne, non siamo avvoltoi culturali. Il Brasile è un luogo che ci  ha sinceramente ispirato. È questo l'unico  requisito  necessario  per incidere   un disco. Devi sentirti bene,  a  tuo agio.  Berlino è perfetta,  in questo  senso. Il  mio problema  è che,  dopo un paio di mesi trascorsi  nello stesso posto, inizio  a  sentirmi inquieto e a  provare
il  bisogno 
di cambiare aria. La qualità che apprezzo maggiormente  nel mio  gruppo, i Bad  Seeds, è la profonda consapevolezza della bellezza, dell'economia e della discrezione. I ragazzi vanno e vengono, lavorano con altri musicisti  ad altri progetti,  ma ogni volta che  tornano riescono immediatamente a ritrovare l'intesa. Io spero che dentro di me ci siano  sempre nuove canzoni  che mi consentano di fare  musica per molti anni ancora. Perché è  questa la mia occupazione preferita.  E i Bad Seeds  mi aiutano a farla medio.


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