sabato 29 ottobre 2022

ISOLA DEGLI ZOCCOLI - François Rabelais

Isola degli zoccoli, non lontana da ODOS.  È notevole per il suo monastero, eretto per ordine del re Beneditus III dai frati Canticchianti. Costoro sono vestiti come  briganti, salvo che hanno  il ventre imbottito  e due  braghette cannettate, una   davanti e una dietro; tale duplicità braghettista simboleggia oscuri e orrifici misteri. Portano  calzature  rotonde e si radono  la barba  e la nuca, per dimostrare che disprezzano  la Fortuna; altrove i loro capelli crescono liberamente. E per sfidare ancor più la For-tuna  portano   appesi  alla cintura, a guisa di  rosario, dei  taglienti rasoi che molano  e affilano tre volte  per notte. Sotto i piedi  ciascuno  porta una palla rotonda, come  si dice  abbia la Fortuna. Il fiocco dei loro cappucci è attaccato  davanti e non dietro; così che hanno il viso nascosto e  possono avanzare  indifferentemente in avanti o indietro. La parte rasata  del cranio è dipinta con  due occhi e una   bocca, il che fa sì che quando  avanzano col sedere sembra la loro andatura  naturale. Se vanno avanti, danno invece l'impressione  di giocare a mosca  cieca. I frati Canticchianti dormono con gli stivali, gli speroni e gli occhiali sul naso; spiegano che così sono pronti, nel caso li colga all'improvviso il Giudizio Finale, a balzare a cavallo per presentarsi immediatamente davanti al Giudice Supremo. Quando suona mezzogiorno - tutte  le campane dell'isola sono fatte di piume  trapunte, e il battaglio è una coda di volpe - si svegliano, si tolgono gli stivali e, per statuto, si
mettono a sbadigliare per una mezz'ora, a  un fischio  del priore. Segue poi una processione rituale nel corso della  quale un frate porta la bandiera della Fortuna e un altro quella della Virtù; quest'ultimo picchia con un aspersorio bagnato in acqua il Canticchiante precedente. Poi si ritirano nel refettorio e si mettono sotto i tavoli in ginocchio, appoggiando il petto e lo stomaco su una lanterna. In tale posizione consumano il pasto. La domenica mangiano budini, salamini del doglio, salsicce, fricandò, trance di fegato arrosto, quaglie,  e cominciano  col formaggio come antipasto e la mostarda  per ultima. Il lunedì piselli al lardo. Il martedì,  pane benedetto   in  abbondanza, focacce, dolci e gallette biscottate. Il mercoledì   teste di montone,  teste di vitello e teste di bedello, animale che abbonda  in quella contrada. Il giovedì minestra di sette qualità  e mostarda frammezzo. Il venerdì nient'altro che corniole, e anche  un po' acerbe. Il sabato rosicchiano gli ossi. La bevanda tipica del paese è il vino antifortunale. Dopo il pasto rendono grazie a Dio, sempre canticchiando. E passano il resto della giornata in opere di carità. la domenica pelandosi l'un l'altro, il lunedì dandosi sberle, il martedì graffiandosi tra loro, il mercoledì smoccicandosi, il giovedì tirandosi su le calzette, il venerdì facendosi  il solletico, il sabato confricandosi. Quando i monaci lasciano il convento, non possono mangiare  pesce se viaggiano per mare e carne se viaggiano per terra. Nel monastero vivono anche una ventina di donne; il mese ritenuto più propizio al libertinaggio è marzo, forse perché il cibo di cui ci si nutre durante la Quaresima è fortemente afrodisiaco. 


domenica 23 ottobre 2022

THE OLD HORSE – Arthur Conan Doyle

Durante  gli ultimi mesi di vita, Sir Arthur Conan  Doyle, ricordandosi di essere figlio e nipote di celebri disegnatori, ha voluto raccogliere in  una  simbolica  vignetta la storia della sua vita: dalla culla che figura sotto il nome   di "Edimburgo",  al letto d'ammalato  disegnato  sotto l'anno 1930. La didascalia, di pugno dello  scrittore, dice fra l'altro: "Il vecchio cavallo i:a trascinato un pesante  carico in questa  lunga strada, ma  è ancora capace  di lavorare, e con sei settimane di riposo e sei mesi di biada sarà in grado di riprendere ancora la strada". Ma il cavallo del disegno si sta pericolosamente avvicinando ai  becchini  che lo aspettano, e  non riprenderà più la sua strada. Sul carro, tutti gli episodi di una vita, dallo sport (box, sci, golf...) ai viaggi in America  e nei più lontani paesi; dai lavori storici a quelli medici ; dalle esperienze di guerra a quelle di difensore civico di persone ingiustamente condannate (Slater e Edalji); dalle oltre 500 conferenze sulla guerra e la letteratura alle prediche e ai libri sullo spiritismo. In mezzo, quasi nascosto tra i mille interessi e le mille attività dello scrittore, un piccolo "Sherlock  Holmes".  Eppure, sarà proprio quel personaggio amato/odiato ad assicurare ad  Arthur Conan Doyle gloria imperitura.

 

lunedì 17 ottobre 2022

Parole e pensieri – NicK Cave

Nel  mio ultimo disco quello che mi  premeva maggiormente era riuscire a comunicare il particolare tipo di tristezza che riveste il mio modo  di guardare le cose. C'è un termine  in portoghese, `saudade', che definisce benissimo quell'inesplicabile desiderio di qualcosa  che è avvenuto  tempo addietro, la malinconia per una parte del passato. È questo il tema generale dell'album The Good Son, il tema emozionale e stilistico. Ogni canzone è correlata alle altre. C'è continuità tra i solchi. Nei miei lavori precedenti, le parole  erano come ingarbugliate, formavano un grosso nodo che spesso oscurava il mio feeling verso le cose. Gli argomenti trattati in The Good Son sono gli stessi di sempre, ma il linguaggio che  li esprime è molto più semplice e diretto. I dischi precedenti mi erano costati molta fatica, mi esaurivano perché dietro a ogni canzone c'era un processo lunghissimo  e doloroso. Niente mi veniva dato; toccava  a me trovare una buona idea, lavorarci sopra, pensare alle parole adatte e costruire faticosamente i versi delle canzoni. I brani di The Good Son sono molto più immediati. Quasi tutte le canzoni erano  già pronte  prima di entrare in sala d'incisione, come mai era accaduto in passato. Questa volta abbiamo preso i brani e li abbiamo registrati. Punto. Molto meno faticoso di quando costruivo i testi direttamente al microfono,  partendo da un giro di basso. L'Inghilterra è il mio porto d'attracco, il ritorno dall'avventura, il riposo dopo un viaggio lungo e massacrante. Ma, a parte tutto questo, non c'è niente  in Inghilterra che mi ispiri. Viaggiare  è  per me diventato una vera  e propria  droga. Non ritorno in  Australia, nella  mia città natale, da  dodici anni. Recentemente mi sono innamorato del  Brasile. La prima volta che ci andai fu per suonare,    eravamo in tour, e l'intera band si  innamorò di quei luoghi e di quella gente. Non ci siamo stati per saccheggiare quella  che  io credo sia  una forma musicale  unica e per di più sacra per la  gente del posto. Non siamo come David Byrne, non siamo avvoltoi culturali. Il Brasile è un luogo che ci  ha sinceramente ispirato. È questo l'unico  requisito  necessario  per incidere   un disco. Devi sentirti bene,  a  tuo agio.  Berlino è perfetta,  in questo  senso. Il  mio problema  è che,  dopo un paio di mesi trascorsi  nello stesso posto, inizio  a  sentirmi inquieto e a  provare
il  bisogno 
di cambiare aria. La qualità che apprezzo maggiormente  nel mio  gruppo, i Bad  Seeds, è la profonda consapevolezza della bellezza, dell'economia e della discrezione. I ragazzi vanno e vengono, lavorano con altri musicisti  ad altri progetti,  ma ogni volta che  tornano riescono immediatamente a ritrovare l'intesa. Io spero che dentro di me ci siano  sempre nuove canzoni  che mi consentano di fare  musica per molti anni ancora. Perché è  questa la mia occupazione preferita.  E i Bad Seeds  mi aiutano a farla medio.


martedì 11 ottobre 2022

IL PECCATO ORIGINALE

Il peccato originale, affresco della metà  destra della lunetta ovest della  Cappella della  Vera Cruz  a  Maderuelo, ora al Prado. Già attivo nella Chiesa di S.  Maria a Tahull,  dove esegui l'affresco absidale con la  Vergine in maestà, il suo  autore, noto come Maestro di Maderuelo, un altro interessante esponente della pittura catalana. In questa scena  il chiaro influsso del Maestro di Tahull si converte in uno spiccato ed elegante decorativismo con tendenze geometrizzanti  evidenti nel trattamento dei corpi nudi di Adamo ed Eva, le cui movenze ricordano quelle di certi giocattoli meccanici, e nella rappresentazione dell'albero dai rami tentacolari  attorno al cui tronco si attorce in larghe spire il serpente..


lunedì 3 ottobre 2022

L’ULTIMO SPETTACOLO – Peter Bogdanovich

Ambientato tra il 1950 e il 1951 in una cittadina del Texas, Anarene, descrive  l'inarrestabile decadenza delle  cittadine del Far West, travolte  dalle  nuove  avventure imperialistiche americane. L'attrattiva della grande città, l'evoluzione dei costumi sessuali, l'avvento della televisione, la guerra in Corea, tutto contribuisce  a  disgregare la vita di Anarene  e questa viene attentamente analizzata in quelli che sono i punti d'incontro caratteristici di ogni   paese: il cinema e il bar con il suo biliardo. La cittadina entra in crisi, una crisi totale di sfiducia in ogni  valore ideale  e morale, crollano tutti i miti, primo fra tutti quello della  Grande America. Ed è  proprio l'ultimo spettacolo del cinema, costretto  a chiudere dalla concorrenza della televisione, il simbolo di tutto il film: è una scena del   Fiume  rosso di Hawks in cui John Wayne urla l'ordine di partenza di una mandria. John  Wayne, il rappresentante della maggioranza  silenziosa », il difensore  dell'ordine costituito, l'anticomunista  ad oltranza alla testa di una mandria silenziosa. 

Peter Bogdanovich  ha  32  anni ed è stato  critico cinematografico di molte riviste:  New York Times,  Variety, Cahiers du Cinema, Film  Culture, Film Quarterly, Vogue e Saturday Evening Post. Iniziò, ad interessarsi attivamente di cinema nel 1966 come aiuto regista e scrittore di «The Wild Angels», una produzione Roger Corman. Nel 1968 diresse «Targets» per la Paramount presentato al Festival di  Pesaro.  Nel 1971 diresse un documentario su John Ford, presentato al Festival di Venezia, e nello stesso anno realizzò «L'ultimo spettacolo».  Il suo ultimo film è «Ma papa ti manda sola?» realizzato nel 1972 dalla sua stessa casa di produzione, la Saticoy Production  e interpretato da Barbra Streisand e Ryan  O'Neal. 

Splendido, struggente, finissimo film.., dimostra come si possa descrivere  il  tedio  senza  essere  tediosi, con franchezza di tocco, verità di particolari, una  giusta dose di umorismo e un'ammirevole direzione di attori. (Morando Morandini) Ecco un film  curioso e controcorrente... così grondante amarezza da poter molto piacere alle  anime umbratili che vestono  il mondo di grigio.., film d'epoca pensato come un omaggio al cinema del tempo perduto esprime con accoratezza sincera quel bisogno di autentici affetti, quell'ansia di vero, quella fame di futuro in cui si traduce lo scoramento di molti  americani.(Giovanni Grazzini) Il  duro epitaffio per  una  città  morta... il cinema per Bogdanovich è materiale d'accertamento della propria identità, è fuga dal tedio ma è soprattutto verifica dello scadimento irreparabile dell'invenzione fantastica  nell'atto stesso in  cui si consegna allo spettatore come immagine, mito allo stato puro. (Pietro Pintus)