Isola degli zoccoli, non lontana da ODOS. È notevole per il suo monastero, eretto per ordine del re Beneditus III dai frati Canticchianti. Costoro sono vestiti come briganti, salvo che hanno il ventre imbottito e due braghette cannettate, una davanti e una dietro; tale duplicità braghettista simboleggia oscuri e orrifici misteri. Portano calzature rotonde e si radono la barba e la nuca, per dimostrare che disprezzano la Fortuna; altrove i loro capelli crescono liberamente. E per sfidare ancor più la For-tuna portano appesi alla cintura, a guisa di rosario, dei taglienti rasoi che molano e affilano tre volte per notte. Sotto i piedi ciascuno porta una palla rotonda, come si dice abbia la Fortuna. Il fiocco dei loro cappucci è attaccato davanti e non dietro; così che hanno il viso nascosto e possono avanzare indifferentemente in avanti o indietro. La parte rasata del cranio è dipinta con due occhi e una bocca, il che fa sì che quando avanzano col sedere sembra la loro andatura naturale. Se vanno avanti, danno invece l'impressione di giocare a mosca cieca. I frati Canticchianti dormono con gli stivali, gli speroni e gli occhiali sul naso; spiegano che così sono pronti, nel caso li colga all'improvviso il Giudizio Finale, a balzare a cavallo per presentarsi immediatamente davanti al Giudice Supremo. Quando suona mezzogiorno - tutte le campane dell'isola sono fatte di piume trapunte, e il battaglio è una coda di volpe - si svegliano, si tolgono gli stivali e, per statuto, si mettono a sbadigliare per una mezz'ora, a un fischio del priore. Segue poi una processione rituale nel corso della quale un frate porta la bandiera della Fortuna e un altro quella della Virtù; quest'ultimo picchia con un aspersorio bagnato in acqua il Canticchiante precedente. Poi si ritirano nel refettorio e si mettono sotto i tavoli in ginocchio, appoggiando il petto e lo stomaco su una lanterna. In tale posizione consumano il pasto. La domenica mangiano budini, salamini del doglio, salsicce, fricandò, trance di fegato arrosto, quaglie, e cominciano col formaggio come antipasto e la mostarda per ultima. Il lunedì piselli al lardo. Il martedì, pane benedetto in abbondanza, focacce, dolci e gallette biscottate. Il mercoledì teste di montone, teste di vitello e teste di bedello, animale che abbonda in quella contrada. Il giovedì minestra di sette qualità e mostarda frammezzo. Il venerdì nient'altro che corniole, e anche un po' acerbe. Il sabato rosicchiano gli ossi. La bevanda tipica del paese è il vino antifortunale. Dopo il pasto rendono grazie a Dio, sempre canticchiando. E passano il resto della giornata in opere di carità. la domenica pelandosi l'un l'altro, il lunedì dandosi sberle, il martedì graffiandosi tra loro, il mercoledì smoccicandosi, il giovedì tirandosi su le calzette, il venerdì facendosi il solletico, il sabato confricandosi. Quando i monaci lasciano il convento, non possono mangiare pesce se viaggiano per mare e carne se viaggiano per terra. Nel monastero vivono anche una ventina di donne; il mese ritenuto più propizio al libertinaggio è marzo, forse perché il cibo di cui ci si nutre durante la Quaresima è fortemente afrodisiaco.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
sabato 29 ottobre 2022
domenica 23 ottobre 2022
THE OLD HORSE – Arthur Conan Doyle
Durante gli ultimi mesi di vita, Sir Arthur Conan Doyle, ricordandosi di essere figlio e nipote di celebri disegnatori, ha voluto raccogliere in una simbolica vignetta la storia della sua vita: dalla culla che figura sotto il nome di "Edimburgo", al letto d'ammalato disegnato sotto l'anno 1930. La didascalia, di pugno dello scrittore, dice fra l'altro: "Il vecchio cavallo i:a trascinato un pesante carico in questa lunga strada, ma è ancora capace di lavorare, e con sei settimane di riposo e sei mesi di biada sarà in grado di riprendere ancora la strada". Ma il cavallo del disegno si sta pericolosamente avvicinando ai becchini che lo aspettano, e non riprenderà più la sua strada. Sul carro, tutti gli episodi di una vita, dallo sport (box, sci, golf...) ai viaggi in America e nei più lontani paesi; dai lavori storici a quelli medici ; dalle esperienze di guerra a quelle di difensore civico di persone ingiustamente condannate (Slater e Edalji); dalle oltre 500 conferenze sulla guerra e la letteratura alle prediche e ai libri sullo spiritismo. In mezzo, quasi nascosto tra i mille interessi e le mille attività dello scrittore, un piccolo "Sherlock Holmes". Eppure, sarà proprio quel personaggio amato/odiato ad assicurare ad Arthur Conan Doyle gloria imperitura.
lunedì 17 ottobre 2022
Parole e pensieri – NicK Cave
Nel mio ultimo disco quello che mi premeva maggiormente era riuscire a comunicare il particolare tipo di tristezza che riveste il mio modo di guardare le cose. C'è un termine in portoghese, `saudade', che definisce benissimo quell'inesplicabile desiderio di qualcosa che è avvenuto tempo addietro, la malinconia per una parte del passato. È questo il tema generale dell'album The Good Son, il tema emozionale e stilistico. Ogni canzone è correlata alle altre. C'è continuità tra i solchi. Nei miei lavori precedenti, le parole erano come ingarbugliate, formavano un grosso nodo che spesso oscurava il mio feeling verso le cose. Gli argomenti trattati in The Good Son sono gli stessi di sempre, ma il linguaggio che li esprime è molto più semplice e diretto. I dischi precedenti mi erano costati molta fatica, mi esaurivano perché dietro a ogni canzone c'era un processo lunghissimo e doloroso. Niente mi veniva dato; toccava a me trovare una buona idea, lavorarci sopra, pensare alle parole adatte e costruire faticosamente i versi delle canzoni. I brani di The Good Son sono molto più immediati. Quasi tutte le canzoni erano già pronte prima di entrare in sala d'incisione, come mai era accaduto in passato. Questa volta abbiamo preso i brani e li abbiamo registrati. Punto. Molto meno faticoso di quando costruivo i testi direttamente al microfono, partendo da un giro di basso. L'Inghilterra è il mio porto d'attracco, il ritorno dall'avventura, il riposo dopo un viaggio lungo e massacrante. Ma, a parte tutto questo, non c'è niente in Inghilterra che mi ispiri. Viaggiare è per me diventato una vera e propria droga. Non ritorno in Australia, nella mia città natale, da dodici anni. Recentemente mi sono innamorato del Brasile. La prima volta che ci andai fu per suonare, eravamo in tour, e l'intera band si innamorò di quei luoghi e di quella gente. Non ci siamo stati per saccheggiare quella che io credo sia una forma musicale unica e per di più sacra per la gente del posto. Non siamo come David Byrne, non siamo avvoltoi culturali. Il Brasile è un luogo che ci ha sinceramente ispirato. È questo l'unico requisito necessario per incidere un disco. Devi sentirti bene, a tuo agio. Berlino è perfetta, in questo senso. Il mio problema è che, dopo un paio di mesi trascorsi nello stesso posto, inizio a sentirmi inquieto e a provare il bisogno di cambiare aria. La qualità che apprezzo maggiormente nel mio gruppo, i Bad Seeds, è la profonda consapevolezza della bellezza, dell'economia e della discrezione. I ragazzi vanno e vengono, lavorano con altri musicisti ad altri progetti, ma ogni volta che tornano riescono immediatamente a ritrovare l'intesa. Io spero che dentro di me ci siano sempre nuove canzoni che mi consentano di fare musica per molti anni ancora. Perché è questa la mia occupazione preferita. E i Bad Seeds mi aiutano a farla medio.
martedì 11 ottobre 2022
IL PECCATO ORIGINALE
Il peccato originale, affresco della metà destra della lunetta ovest della Cappella della Vera Cruz a Maderuelo, ora al Prado. Già attivo nella Chiesa di S. Maria a Tahull, dove esegui l'affresco absidale con la Vergine in maestà, il suo autore, noto come Maestro di Maderuelo, un altro interessante esponente della pittura catalana. In questa scena il chiaro influsso del Maestro di Tahull si converte in uno spiccato ed elegante decorativismo con tendenze geometrizzanti evidenti nel trattamento dei corpi nudi di Adamo ed Eva, le cui movenze ricordano quelle di certi giocattoli meccanici, e nella rappresentazione dell'albero dai rami tentacolari attorno al cui tronco si attorce in larghe spire il serpente..
lunedì 3 ottobre 2022
L’ULTIMO SPETTACOLO – Peter Bogdanovich
Ambientato tra il 1950 e il 1951 in una cittadina del Texas, Anarene, descrive l'inarrestabile decadenza delle cittadine del Far West, travolte dalle nuove avventure imperialistiche americane. L'attrattiva della grande città, l'evoluzione dei costumi sessuali, l'avvento della televisione, la guerra in Corea, tutto contribuisce a disgregare la vita di Anarene e questa viene attentamente analizzata in quelli che sono i punti d'incontro caratteristici di ogni paese: il cinema e il bar con il suo biliardo. La cittadina entra in crisi, una crisi totale di sfiducia in ogni valore ideale e morale, crollano tutti i miti, primo fra tutti quello della Grande America. Ed è proprio l'ultimo spettacolo del cinema, costretto a chiudere dalla concorrenza della televisione, il simbolo di tutto il film: è una scena del Fiume rosso di Hawks in cui John Wayne urla l'ordine di partenza di una mandria. John Wayne, il rappresentante della maggioranza silenziosa », il difensore dell'ordine costituito, l'anticomunista ad oltranza alla testa di una mandria silenziosa.
Peter Bogdanovich ha 32 anni ed è stato critico cinematografico di molte riviste: New York Times, Variety, Cahiers du Cinema, Film Culture, Film Quarterly, Vogue e Saturday Evening Post. Iniziò, ad interessarsi attivamente di cinema nel 1966 come aiuto regista e scrittore di «The Wild Angels», una produzione Roger Corman. Nel 1968 diresse «Targets» per la Paramount presentato al Festival di Pesaro. Nel 1971 diresse un documentario su John Ford, presentato al Festival di Venezia, e nello stesso anno realizzò «L'ultimo spettacolo». Il suo ultimo film è «Ma papa ti manda sola?» realizzato nel 1972 dalla sua stessa casa di produzione, la Saticoy Production e interpretato da Barbra Streisand e Ryan O'Neal.
Splendido, struggente, finissimo film.., dimostra come si possa descrivere il tedio senza essere tediosi, con franchezza di tocco, verità di particolari, una giusta dose di umorismo e un'ammirevole direzione di attori. (Morando Morandini) Ecco un film curioso e controcorrente... così grondante amarezza da poter molto piacere alle anime umbratili che vestono il mondo di grigio.., film d'epoca pensato come un omaggio al cinema del tempo perduto esprime con accoratezza sincera quel bisogno di autentici affetti, quell'ansia di vero, quella fame di futuro in cui si traduce lo scoramento di molti americani.(Giovanni Grazzini) Il duro epitaffio per una città morta... il cinema per Bogdanovich è materiale d'accertamento della propria identità, è fuga dal tedio ma è soprattutto verifica dello scadimento irreparabile dell'invenzione fantastica nell'atto stesso in cui si consegna allo spettatore come immagine, mito allo stato puro. (Pietro Pintus)
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