La “nascita del pupazzetto” secondo Kellogg e Morris, ripresa da D. Morris, riguarda in realtà solo la progressiva differenziazione della figura umana per parte dell'infante e — per le fasi da a a f — di uno scimpanzé di età comparabile. Ma la serie progressiva secondo lo schema riportato può testimoniare altrettanto bene per la graduale codificazione linguistica del disegno a contorni in conformità alla teoria dell'informazione. Scimmia o infante, l'operatore inizia in effetti marcando segni a caso sul bianco del foglio; ed ha manovrato, dapprima solo per gioco, il mezzo tracciante che gli è stato messo in mano. A un certo punto l'operatore regolarizza il groviglio (c) nella matassa (d) e la matassa nel circolo (e) . Ha staccato così un disco dal campo operatorio e distinto in tal punto un corpo dallo spazio che lo racchiude. Il circolo, appena tracciato, diventa cossi il segno di quel corpo. È in fondo la vecchia distinzione di figura e sfondo cara alla Gestaltpsychologie. Ma non è che il primo passo. Una e una sola disgiunzione binaria (pari a un bit — un'unità cioè — di informazione): ed è chiaro fin d'ora che ogni ulteriore determinazione potrà essere di qui in avanti analogamente indicata mediante l'aggiunta di analoghe disgiunzioni. Nella fase immediatamente successiva (f) riprende infatti (all'interno del cerchio) la marcatura disordinata della prima fase (a). E quando le marche visibili saranno almeno quattro (meglio se più di quattro), verrà spontaneo (k) di selezionarne quattro sole (soppresse idealmente le ridondanti o crescenti): da leggere intanto come occhi-naso-bocca; da riproporre, subito dopo (l), come tratti anzi emergenti e decisivi per l'allestimento del rudimentale ritratto. È un procedimento praticamente identico al modello proposto a suo tempo da Vitruvio per l'origine del linguaggio parlato. Gli uomini primitivi — dice in sostanza Vitruvio — erravano da prima come fiere nei boschi, privi del linguaggio e di qualsiasi barlume di vita associata. Scoperto per caso il fuoco, cominciarono a radunarsi attorno ad esso per goderne i vantaggi; e a cooperare al fine di custodirlo e alimentarlo. «In quelle radunanze di uomini — la traduzione procede di qui in avanti parola per parola — capitava loro di emettere suoni (voces) diversi a seconda del tirar del fiato; in un secondo tempo, divenuta [ormai tale pratica] un'abitudine quotidiana, costituirono così come capitava anche certi aggregati di suoni (vocabula) e infine, significando [con il loro mezzo] le cose con cui più spesso gli avveniva di aver a che fare, cominciarono per caso a parlare a proposito. E questa fu l'origine dei discorsi e del dialogo». Il disegno nasce, come il parlato, per caso. Ma ciò che conta è il processo finalizzante che presiede alla selezione e alla fissazione delle mutazioni casuali. Sempre meno automatico, sempre più storicamente determinato, sarà quindi lo strumento principe per l'elaborazione consapevole del pensiero visivo nel corso delle grandi civiltà storiche.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
sabato 26 marzo 2022
venerdì 18 marzo 2022
Pensieri e parole – Laurie Anderson
La musica. Non riesco a non apprezzare ciò che ha detto Steve Martin: «Parlare di musica è come danzare di architettura».Puoi discutere sui testi, sulle intenzioni di partenza,ma non riuscirai mai a capire tutto. Perché l'arte è spesso prodotto dell'inconscio e molte volte tu stessa non sai quello che fai. Tra le tante definizioni che i media e la gente mi hanno dato apprezzo quella di cantastorie, ma il termine più adatto potrebbe essere trainsurgeon', neurochirurgo.
L'armonia degli opposti. Mi piace presentare nello stesso brano punti di vista differenti, a volte diametralmente opposti. Ho scritto Kokoku pensando a una scena di un libro di James Joyce in cui una donna, osservandone un'altra seduta sulla spiaggia, ne commenta positivamente l'abbigliamento. E, dalla direzione opposta, proviene un uomo che si domanda, a proposito della donna seduta, 'chi sia quell'orribile rospo'. Oppure mi piace mescolare realtà e finzione, incubo e sogno. Ho collaborato con un talento dell'avanguardia viennese, Valie Exploit, a un film che nasce dalla considerazione, apparentemente banale, di come una città possa influenzare i rapporti tra uomini e donne, coinvolgerli in un misto di comicità e paura. Lo spunto per il brano Coolsville è stata New York, una città dove la gente vive al contrario di come vorrebbe, desidera esattamente il contrario di ciò che finge di volere, lavora duramente dicendo che presto cambierà vita, oppure senza sapere cosa davvero vuole. Per questo canto:«Nel tuo sogno ci sono due voci: una dice 'io brucio', l'altra dice 'tu sogni di bruciare'; una dice 'io parlo', l'altra dice 'tu sogni di parlare'».
L'avanguardia. Avanguardia è una parola subdola, ingannevole, traditrice. New York, culla dell'avanguardia, oggi pullula di studenti frustrati che frequentano le gallerie d'arte alternativa e i circuiti underground. Dopo un po' capiscono di non possedere il talento, o anche solo la pazienza, per emergere in quell'ambiente, e trovano lavoro nelle agenzie pubblicitarie. Ma restanno nel giro, così ogni piccola intuizione della vera avanguardia diventa in una settimana uno spot pubblicitario. In questo modo gli studenti frustrati si guadagnano l'appellativo di 'creativi'. Chi fa avanguardia non lavora in laboratorio, ma pensa d'avanguardia. Pensiamo ai nostri cinque sensi. Vedere, ascoltare e pensare sono parte di una stessa esperienza. Se tieni queste cose distinte nel processo creativo, il risultato mancherà di spontaneità. E per essere originali non è necessario conoscere tutto alla perfezione. Io non sono una grande strumentista. Il suono dovrebbe nascere solo da te stesso e quindi solo tu puoi sapere come realizzarlo. Che il modo sia giusto o sbagliato poco importa. Una volta, in studio, ho prodotto un suono e ho chiesto se qualcuno era in grado di riprodurlo uguale. E dal fondo della sala mi è arrivato lo stesso, identico suono. Qualcuno aveva capito esattamente quello che avevo chiesto. Gli ho urlato: “Dove sei? Fatti vedere. Vuoi sposarmi?” ed è uscito fuori un musicista sudafricano. Ecco cos'è la musica: fare qualcosa, poco importa come, e credere che da qualche parte esista almeno un'altra persona sintonizzata sulla tua stessa lunghezza d'onda. Esistono linguaggi che paiono incomprensibili a tutti, ma non lo sono. In famiglia eravamo tutti appassionati del linguaggio. Ero la seconda di otto fratelli e ricordo che i gemelli, quando avevano sei anni, usavano una lingua tutta loro. Facevano persino canzoni in quella lingua. Era una specie di telepatia verbale.
In prospettiva. L'ultima volta che sono stata ad Amsterdam ero ospite di un astronauta che è stato a lungo in orbita con alcuni tecnici e, al ritorno, si era reso conto, al pari dei suoi compagni, che non era più la stessa persona. Mi diceva: “Non mi ero mai reso conto di cosa significasse veramente il termine rotondo fino a quando non ho visto quanto era rotonda la terra dallo spazio”. Aveva visto le cose in prospettiva diversa. Io adoro quando il mio lavoro, e quello degli artisti che ammiro, possiede una prospettiva. Perché riesci a valutare meglio quando ti allontani da ciò che hai fatto e ti guardi indietro.
martedì 8 marzo 2022
L’ANGELO STERMINATORE - Luis Bunuel
“Io non pretendo di offrire una visione universale della realtà. Quando faccio un film mi limito solo ad essere sincero con me stesso, ad esporre la mia personale visione della realtà”
Una ventina di persone che si sono riunite nella villa del ricco borghese Nobile, dopo la cena non riescono, a causa di una forza misteriosa, a uscire dal salone in cui si trovano. Il tempo passa, e la situazione diventa intollerabile. Pur cercando di conservare il decoro del loro rango sociale, tutti i presenti si rivelano meschini e ipocriti, perdendo la superficiale convenzionalità. Riusciti finalmente a liberarsi dall’incantesimo, si ritrovano in chiesa per un Te Deum di ringraziamento, ma la situazione di impossibilità di uscire si ripete.Il film inizia mostrandoci per due volte consecutive l’ingresso dei personaggi nella villa: uguali sono i loro gesti, uguali le parole di convenienza che si scambiano. La ripetizione rituale è lo strumento che la borghesia utilizza per esorcizzare la propria fine; essa cerca di sopravvivere e di far sopravvivere i propri valori ripetendo formule sempre uguali, fingendo che il tempo non passi e che il mondo non muti. Dopo aver passato vari giorni nella stanza, gli ospiti “prigionieri” si degradano fino a uno stadio animalesco, sembrano tutti cadaveri che si illudono di vivere e di perpetuare il proprio potere mantenendo in vita i pregiudizi, le superstizioni, il moralismo, le consolazioni mistificanti dell’ideologia conservatrice. Persa ormai ogni vitalità, la borghesia continua ad esercitare il suo dominio tramite un apparato (chiesa, esercito, polizia, scuola, amministrazione) che ha la sua ragion d’essere in leggi, regolamenti, dogmi, divieti, tabù, riti. La società è dunque ordinata secondo schemi liturgici, ed in forza di essi viene regolata la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. In Spagna (dove il film è ambientato) come in Italia, si è coltivato e si continua a coltivare il sentimento della colpa, del peccato. Il peccato e la sua espiazione: bisogna pagare, rassegnarsi, essere caritatevoli. Luis Bunuel non accetta una morale di questo tipo, e vuole costruirne un’altra di cui gli importano poco i limiti, ma che riposa fondamentalmente su un ritorno alla natura. L’uomo deve agire secondo i suoi istinti vitali, e soprattutto deve soddisfare i suoi desideri primari. Il mondo di Bunuel è innanzitutto quello dei desideri sessuali che bisogna appagare, la lotta per la sussistenza: mangiare, respirare, amare, sempre, sempre in presenza della morte.
“Credo che l'uomo debba lottare, lotta e lotterà sempre per questo fantasma chiamato libertà”
martedì 1 marzo 2022
John Osborne il drammaturgo
John Osborne (1929-94) è diventato il simbolo della nuova drammaturgia inglese degli anni cinquanta legato al successo del suo primo lavoro Look Back in Anger, l’opera, ambientata in una squallida mansarda presenta un forte punto di cambio rispetto alle abitudini teatrali dell’epoca che si sviluppavano normalmente in ambienti altamente borghesi, e racconta la storia di un triangolo amoroso tra Jimmy Porter; un giovane di estrazione popolare ma intellettuale e ribelle, la sua moglie Alison; appartenente alla borghesia militare medio-alta, e la sua migliore amica Helena Charles. Il dramma appartiene al genere del Kitchen Sink Realism che utilizza il realismo sociale per mostrare scene della vita domestica. La produzione drammaturgica posteriore dell’autore rimane ancorata nei principi del realismo psicologico e anche se rimane centrale la figura del ribelle e la sua rabbia contro le convenzioni e privilegi presenti nella società, dimostra una graduale involuzione e l’impostazione di uno stile ancorato che non cercava più di sconvolgere le strutture teatrali e sociali imperanti. Innanzitutto davanti agli altri drammaturghi dell’epoca che hanno continuato con un percorso d’innovazione non solo nelle tematiche ma nelle forme di scrivere i drammi.
La sua critica alla società borghese della fine degli anni cinquanta che aveva tanto scosso il pubblico venti anni fa, tradisce molte pieghe nostalgiche, e rivela in realtà i caratteri di una effettiva integrazione nella stessa società allora presa di mira. I suoi drammi più recenti risultano quindi privi di mordente e di spunti innovativi, malgrado il tentativo di seguire certe mode correnti.
Durante l’autunno del 1956 Osborne recita nella scandalosa produzione dell’English Stage Company dell’opera di Brecht l’Anima buona del Sezuan, in questo periodo l’autore stava scrivendo The Entertainer che è andato in scena nel 1957, l’opera in grande parte è frutto dell’entusiasmo che regnava per Brecht nel Royal Court. Il riferimento all’autore tedesco sta nell’uso di una serie di numeri di musical, realizzati dal protagonista Archie, che cercano di coincidere con l’effetto di straniamento di Brecht interrompendo lo svolgimento dell’azione scenica. «Ma contrariamente alle canzoni di Brecht, che sono intervalli nello sviluppo della vicenda dettati dalla volontà di limitare l’illusione del pubblico, i numeri di Archie restano all’interno dell’illusione.» La seguente opera Luther del 1961 presenta anche un’inspirazione del teatro brechtiano, nella storia di un ribelle combatte da solo contro la società in cui vive, però che a differenza di Brecht non tiene in considerazione le ragioni storiche, sociali e ideologiche della sua ribellione. Con il passare del tempo le sue opere dimostrano che la rabbia che aveva caratterizzato i primi lavori scompariva lentamente, in Inadmissibile Evidence del 1964 il protagonista Bill Maitland «[…] si scaglia preferibilmente contro i giovani, i progressisti, i neri, la ‘massa brutta’. Ma l’interesse del dramma non sta nelle sue rabbiose opinioni, bensì nella sua costruzione, oscillante tra naturalismo e stilizzazione.» L’ultima opera di Osborne Déjavu messa in scena nel 1992, due anni prima della morte dell’autore è un remake di Look Back in Anger dove il protagonista, Jimmy Porter è diventato un anziano che non ha mai perso la arrabbiatura davanti al mondo. Il testo rinchiude in se stesso la carriera del drammaturgo che ha dato la prima spinta alla nuova ondata di drammaturghi inglesi.