mercoledì 1 settembre 2021

BEI MIAN – Liu Bingjian

 Liu Bingjian, affermatosi alla fine degli anni 90 come regista scomodo con il film Men and Women, subito censurato per i suoi contenuti lesbogay, nel suo nuovo Bei Mian (La schiena) fornisce una rilettura contemporanea e in chiave sorprendentemente horror, della rivoluzione culturale e delle sue crudeli follie. Il film, coproduzione franco-cinese, racconta la storia di Hong Tao, un trentenne che gestisce un ristorante, con molte ombre sul suo passato. Il padre del ragazzo infatti, ai tempi della Rivoluzione Culturale, era letteralmente ossessionato dai dipinti del presidente Mao, che raffigurava in ogni modo su ogni superficie. La sua ossessione lo porta addirittura a tatuare brutalmente pelli umane. Hong Tao vorrebbe scrollarsi di dosso il passato e rinnegare questa eredità cancellandone le tracce, ma questo non è facile poiché avidi collezionisti di opere d’arte, tra cui anche sui vecchi amici, per denaro, sono pronti a tutto.

Con Bei Mian il regista ci offre una rilettura contemporanea in chiave noir della rivoluzione maoista e delle crudeltà che l’hanno accompagnata. Il film, basato sull’omonimo romanzo, reca alcuni tratti autobiografici del regista che ha dichiarato: «Fin da quando ero bambino, ho la passione per la pittura, e l’unica cosa che dipingevo era Mao. Quando ho letto la storia per la prima volta sono rimasto sbalordito dall’idea dell’autore di far realizzare al protagonista i dipinti di Mao sulla pelle umana. Mi ha fatto pensare alla mia infanzia e alle sensazioni provate durante lo strano periodo della Rivoluzione Culturale. In quel periodo l’unico soggetto che disegnavamo all’infinito era il ritratto del presidente. Volevo che questa storia si focalizzasse completamente sulle paure, sui sentimenti, sulla vita e le esperienze a partire da quell’epoca fino ad oggi. La trama non è una storia vera, neanche i personaggi lo sono, ma rappresentano la mia visione della società e ciò che la mia generazione ha vissuto. Il protagonista rappresenta la gente che ha dovuto attraversare questo problematico periodo del culto di Mao, i sentimenti che avevamo sono davvero reali» 

Liu Bingjian (Cina, 1963), dopo essersi laureato all’Accademia di Cinema di Pechino, ha lavorato in televisione. Il suo lungometraggio Yanchuang (Inkstone, 1996) è stato il primo film cinese acquistato da Hollywood dopo la fondazione della Repubblica Popolare. Nannan Nunu (Men and Women, 1999) suo secondo film indipendente, ha ottenuto il premio Fipresci al Festival di Locarno, mentre Ku Qi De Nu Ren (Cry Woman, 2002) ha ricevuto la Menzione Speciale per l’attrice protagonista al Festival di Cannes. Chun Hua Kai (Plastic Flowers, 2004) è stato presentato ai Festival di Toronto, Berlino e Hong Kong.



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