Annaspò ancora un attimo
- non voleva morire -
ma la pioggia cadeva violenta
tutta una vita aveva
sgobbato alla tana
e quale fatica
traportare il cibo.
Un ultimo sforzo
poi si lasciò andare
ed il tuono lontano
non permise di sentire
alcun rumore
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
Annaspò ancora un attimo
- non voleva morire -
ma la pioggia cadeva violenta
tutta una vita aveva
sgobbato alla tana
e quale fatica
traportare il cibo.
Un ultimo sforzo
poi si lasciò andare
ed il tuono lontano
non permise di sentire
alcun rumore
Fino all'ultimo respiro - Jean-Luc Godard (1960)
Michel, giovane dal passato burrascoso, ruba un'automobile e fugge col proposito di recarsi in Italia. Inseguito da due agenti, ne uccide uno e, continuando la sua fuga, giunge a Parigi. Dopo essersi rivolto ad alcuni amici per ottenere del denaro, va in cerca di Patrizia, giovane americana, per la quale sente un sincero affetto. La ragazza però non ricambia il suo sentimento e continua a farsi corteggiare da un collega al giornale dove lavora. La polizia intanto fa delle indagini per scoprire l'assassino dell'agente e avendo accertato che si tratta di Michel, si dà da fare per catturarlo. Nel corso delle ricerche viene interrogata anche Patrizia, la quale afferma di non saper nulla, e riesce poi a nascondersi con Michel in casa di amici. Il giorno seguente, però, essendosi resa conto che non ama il giovane la ragazza non esita a denunciarlo alla polizia. Oggi il film è ritenuto il manifesto della "Nouvelle Vague"
La Ciociara – Vittorio De Sica (1960)
La guerra, che non risparmia a Roma i suoi bombardamenti, induce Cesira, una giovane vedova proprietaria d'un modesto negozio d'alimentari, a cercare rifugio tra i monti della Ciociaria dov'è nata. Sua costante preoccupazione è che alla figlioletta tredicenne, Rosetta, siano risparmiati per quanto possibile i patimenti, le angosce e le sofferenze che la guerra infligge anche ai civili. Ad accogliere le due donne sono amici, parenti e la serenità dei luoghi che sembrano tagliati fuori dalla tragicità di quelle ore. Ma il fronte, in movimento continuo lungo la penisola, si avvicina inesorabile. La prima vittima di quella piccola comunità è Michele, un timido innamorato di Cesira, che nel proprio tormentato spirito di contadino letterato e sapiente soffre più degli altri la crisi profonda della guerra. Un gruppo di tedeschi che cerca scampo all'incalzare degli Alleati costringe il giovane a guidarli attraverso i monti. Arrivano le truppe alleate e nella generale euforia Cesira decide di tornarsene a Roma insieme con la figlioletta. Per lei la guerra è finita, l'incubo è passato. A piedi le due donne s'incamminano ma, fermatesi per riposare in una chiesa diroccata, ecco fulminea la tragedia. Un gruppo di soldati marocchini aggredisce e violenta le due donne. Il disperato dolore di Cesira è, più che per sé, per l'innocente figliola. Rosetta si rinchiude in un agghiacciante silenzio. La sua serenità di fanciulla, il suo confidente amore sono d'un colpo sostituiti da una sorta di freddo rancore. La triste notizia che Michele è stato fucilato dai tedeschi scioglierà infine quel ghiaccio in un pianto benefico.
Cartouche – Philippe De Broca (1962)
Cartouche, un intrepido e stravagante bandito, è costretto, dalla polizia che lo sta cercando, ad abbandonare il suo quartier generale e ad arruolarsi. Viene però catturato dopo aver svaligiato la cassa del reggimento. Riuscito ad evadere, incontra una bella ladra, la zingara Vénus, che diventa la sua compagna e lo aiuta a nascondere il tesoro del reggimento. Entrato a far parte di una banda di modesti borsaioli, Cartouche ne depone il capo Malichot e la trasforma nella più organizzata banda di ladri di Parigi. Malichot, però, si vendica svelando alla polizia il nascondiglio di Cartouche e facendo prigioniera Vénus. Ma il bandito riesce ancora una volta a farla franca e a liberare la sua complice. Durante una esecuzione capitale, alla quale assistono anche il capo della polizia e sua moglie, Cartouche, che si è incapricciato della donna, riesce a farsi concedere un appuntamento. Ma si tratta di un trabocchetto e Cartouche ci starebbe per cadere se Vénus, che lo ama e lo ha perdonato, non riuscisse a metterlo in salvo restando però ferita a morte. Cartouche si rende allora conto di tutto il bene che gli ha sempre voluto la zingara. Alla testa della banda irrompe quindi nella casa del capo della polizia dove si svolge un ballo e dopo aver spogliato tutte le donne dei loro gioielli, ne riveste il corpo ormai senza vita di Vénus. Poi parte verso nuove avventure, ferito nell'animo e con la consapevolezza della sua prossima e tragica fine.
L’uomo di Rio -Philippe de Broca (1963)
Una delle più indiavolate commedie avventurose cucite sulla misura di Belmondo. Adriano, soldato presso una base aerea, si reca a Parigi per una breve licenza da trascorrere in compagnia della fidanzata Agnese. Contemporaneamente due individui rubano in un museo una preziosa statuetta e rapiscono il professor Catalan che, insieme ad altri due studiosi, aveva scoperto i resti di un'antica civiltà. Agnese, figlia di uno dei tre esploratori, morto in circostanze misteriose, è colpita dalla notizia della scomparsa del professore. Quando Adriano arriva a casa di Agnese scopre che anche la ragazza è stata rapita. Senza esitare, si pone all'inseguimento dei rapitori che raggiunge all'aeroporto. Per non perderli, Adriano s'imbarca sul loro aereo diretto a Rio de Janeiro. All'arrivo i rapitori lo catturano per ucciderlo, ma l'intervento di un ragazzo lo salva. Adriano riesce a liberare Agnese e, dopo una serie di mirabolanti avventure, i due smascherano il professore Catalan, che è l'autore del furto e di alcuni omicidi compiuti allo scopo d'entrare in possesso di una favolosa ricchezza. Catalan muore in un incidente ed Agnese e Adriano possono finalmente tornare a Parigi.
Il bandito delle 11 – Jean-Luc Godard (1965)
Ferdinand, uomo sposato stanco della famiglia e degli amici borghesi, e Marianne, membro di una banda di delinquenti capitanata da un misterioso fratello, si ritrovano dopo cinque anni e dopo aver ucciso un mercante d'armi, scappano sulla Costa Azzurra, rifugiandosi su una spiaggia solitaria. La coppia vive di caccia e pesca, Ferdinand si dedica alla lettura, mentre la donna escogita trovate per sfogare la sua smania di vivere. Ma questa vita non fa per Marianne, esiste una radicale incomunicabilità, più forte del sentimento d'amore che li tiene vicini. Lascia Ferdinand, poi torna, chiedendo all'uomo di aiutarla per un colpo. Ferdinand accetta, ma la nuova azione gli dimostra l'abbandono da parte della donna, che ha un nuovo compagno. Ferdinand stesso uccide entrambi e dopo essere sfuggito alla reazione degli altri sicari, si ucciderà, con la speranza di trovare in un altro mondo la possibilità di un'unione autentica con la donna amata. La trama poliziesca non è che un pretestuoso supporto in questo film che conclude pirotecnicamente la 1ª fase dell'itinerario di Godard con un'ultima, dolorante affermazione romantica che è anche una disperata dichiarazione di disorientamento.
L’uomo di Hong Kong – Philippe De Broca (1965)
Pur essendo immensamente ricco, Arthur Lempereur è afflitto dalla noia di vivere che lo spinge ad attentare alla propria vita. Ad Hong Kong, dove si trova in crociera, un vecchio filosofo cinese suo amico e precettore, mister Goh, convince Arthur a firmare una favolosa assicurazione sulla vita della durata di un mese, indicando come beneficiari se stesso e la fidanzata di Arthur, Alice. Nel giro di trenta giorni, assicura Mister Goh, Arthur troverà la morte per mano di compiacenti amici del filosofo e, morendo, beneficerà i suoi cari. Il giovanotto accetta ma, subito dopo, l'idea d'essere ucciso da un momento all'altro gli restituisce intatta la voglia di vivere, accresciuta dal felice incontro con una spogliarellista: Alexandrine Pinardel. Arthur vorrebbe rinunciare all'assurdo contratto, ma mister Goh è introvabile. Credendosi inseguito dagli assassini (i quali, si saprà dopo, sono invece degli investigatori della Compagnia di assicurazione pronti a proteggere la salute di tanto costoso cliente), il giovanotto ed il fedele valletto Leon arrivano fin sulle vette dell'Himalaya all'affannosa ricerca del cinese. Quando costui - che non s'è mai mosso da Hong Kong - assicura il pupillo di non aver mai pensato seriamente a farlo sopprimere, Arthur respira. Il suo sollievo dura poco. Dovrà infatti dar fondo a tutte le proprie risorse per sottrarsi, insieme con Alexandrine ed i due investigatori, ai reiterati attacchi d'una banda di gangster, assoldati dalla madre di Alice, smaniosa di metter le mani sul denaro dell'assicurazione.
Il Ladro di Parigi – Louis Malle (1967)
Parigi, verso la fine del 1800. Per vendicarsi del suo tutore che lo ha derubato del patrimonio e gli ha rifiutato la mano della figlia Carlotta, il giovane George compie il primo furto della sua vita. La perfetta riuscita del colpo e la facilità con la quale è entrato in possesso di una forte somma, inducono il giovane a compiere altre imprese ladresche. Conosciuto un falso abate che è a capo di una banda di ladri, George apprende tutti i segreti del mestiere ed in breve tempo diventa uno specialista dello scasso. Raggiunto da Carlotta, la quale ha abbandonato il padre per venire a vivere con lui, George riesce ad introdursi al fianco della fanciulla nei più eleganti circoli mondani, dove non gli è difficile captare utili informazioni per i suoi colpi. Alla morte del padre di Carlotta, George, scoprendo che il vecchio ha diseredato la fanciulla ed ha destinato a scopi benefici le sue sostanze, falsifica il testamento in modo da entrare in possesso di tutta l'eredità. Ormai ricchi, i due giovani potrebbero condurre una esistenza tranquilla, ma George è insoddisfatto: il furto è diventato per lui una ragione di vita, non può farne a meno. Sarà proprio Carlotta a procurargli l'occasione per un grosso colpo, lasciandolo libero di seguire l'unica strada attraverso la quale riesce ad esprimere veramente se stesso ed essere felice.
La mia droga si chiama Julie – François Truffaut (1969)
La trama racconta dello sfortunato matrimonio per corrispondenza di Louis Mahé (Jean Paul Belmondo), proprietario di una fabbrica di sigarette, che all’arrivo della futura sposa vede invece scendere dalla nave niente di meno che la splendida Catherine Deneuve (la Julie della versione italiana del titolo del film). Marion (il suo vero nome), è in realtà una truffatrice che ha preso l’identità di Julie solo per rubare i soldi del povero Louis – che si rileverà essere uno sprovveduto in fatto di donne e affari – per poi fuggire in Francia dal suo compagno, complice della rapina e dell’assassinio della donna. L’inseguimento, anzi, la catena di inseguimenti e di fughe che si susseguiranno nella pellicola, passano dal tentativo di recuperare la refurtiva a quello di raggiungere l’affascinante Marion, in una corsa disperata che non farà altro che esaltare l’amore di Louis per la donna, dapprima timido, poi ardente e pienamente consapevole. Questo viaggio errabondo è un vagare fra i continenti fatto di perdite e ricongiungimenti, sempre sospesi, sfiorati; che non trova pace nemmeno nel finale paradossalmente conciliatorio e idillico. La mia droga si chiama Julie è un film sulla conoscenza della realtà attraverso l'amore. Una realtà che per il sognatore Louis si rivela più dura di quanto avesse immaginato e per Julie una piacevole scoperta di un sentimento che forse non avrebbe mai pensato di poter provare. Ma i due, per poter vivere la loro storia d'amore, devono lasciarsi alle spalle le loro vite precedenti, fatta di falsità e abitudini piccolo- borghesi per Louis, di truffe e bugie per Louis/Marion.
Borsalino - Jacques Deray (1970)
Marsiglia, 1930. Roch Siffredi, un bandito reduce dalla galera e scarcerato per buona condotta, decide di far società con François Capella, un suo concorrente. I due riescono a diventare i più forti nell'ambiente della malavita locale (tra corse ippiche e incontri di boxe truccati, truffe al mercato ittico, prostituzione, gioco d'azzardo e altro) oltre che inseparabili amici, pur se divisi dall'amore per Lola, la donna di Roch che durante la detenzione di quest'ultimo aveva vissuto con François. L'ascesa suscita la reazione degli altri clan, in particolare quelli capeggiati da Poli e Marello, che danno inizio ad una serie di sanguinosi scontri a fuoco, agguati e ritorsioni, dalle quali Roch e François si sapranno ben difendere. Una sera, durante una lussuosa festa, François decide di andarsene da Marsiglia e lasciare campo libero a Roch in quanto, anche nell'ambiente della malavita, la sete di potere rischia di prevalere sulle amicizie e prima o poi si è destinati ad essere rimpiazzati. Appena uscito dalla villa viene ferito a morte, spirando tra le braccia di Roch, giunto accanto a lui per soccorrerlo.
Liu Bingjian, affermatosi alla fine degli anni 90 come regista scomodo con il film Men and Women, subito censurato per i suoi contenuti lesbogay, nel suo nuovo Bei Mian (La schiena) fornisce una rilettura contemporanea e in chiave sorprendentemente horror, della rivoluzione culturale e delle sue crudeli follie. Il film, coproduzione franco-cinese, racconta la storia di Hong Tao, un trentenne che gestisce un ristorante, con molte ombre sul suo passato. Il padre del ragazzo infatti, ai tempi della Rivoluzione Culturale, era letteralmente ossessionato dai dipinti del presidente Mao, che raffigurava in ogni modo su ogni superficie. La sua ossessione lo porta addirittura a tatuare brutalmente pelli umane. Hong Tao vorrebbe scrollarsi di dosso il passato e rinnegare questa eredità cancellandone le tracce, ma questo non è facile poiché avidi collezionisti di opere d’arte, tra cui anche sui vecchi amici, per denaro, sono pronti a tutto.
Con Bei Mian il regista ci offre una rilettura contemporanea in chiave noir della rivoluzione maoista e delle crudeltà che l’hanno accompagnata. Il film, basato sull’omonimo romanzo, reca alcuni tratti autobiografici del regista che ha dichiarato: «Fin da quando ero bambino, ho la passione per la pittura, e l’unica cosa che dipingevo era Mao. Quando ho letto la storia per la prima volta sono rimasto sbalordito dall’idea dell’autore di far realizzare al protagonista i dipinti di Mao sulla pelle umana. Mi ha fatto pensare alla mia infanzia e alle sensazioni provate durante lo strano periodo della Rivoluzione Culturale. In quel periodo l’unico soggetto che disegnavamo all’infinito era il ritratto del presidente. Volevo che questa storia si focalizzasse completamente sulle paure, sui sentimenti, sulla vita e le esperienze a partire da quell’epoca fino ad oggi. La trama non è una storia vera, neanche i personaggi lo sono, ma rappresentano la mia visione della società e ciò che la mia generazione ha vissuto. Il protagonista rappresenta la gente che ha dovuto attraversare questo problematico periodo del culto di Mao, i sentimenti che avevamo sono davvero reali»
Liu Bingjian (Cina, 1963), dopo essersi laureato all’Accademia di Cinema di Pechino, ha lavorato in televisione. Il suo lungometraggio Yanchuang (Inkstone, 1996) è stato il primo film cinese acquistato da Hollywood dopo la fondazione della Repubblica Popolare. Nannan Nunu (Men and Women, 1999) suo secondo film indipendente, ha ottenuto il premio Fipresci al Festival di Locarno, mentre Ku Qi De Nu Ren (Cry Woman, 2002) ha ricevuto la Menzione Speciale per l’attrice protagonista al Festival di Cannes. Chun Hua Kai (Plastic Flowers, 2004) è stato presentato ai Festival di Toronto, Berlino e Hong Kong.