Il naso ha sempre la funzione di una sentinella avanzata che grida: Chi va là? (Brillat-Savarin)
I fili degli odori si annodano in groviglio vivente nell'antico e sempre nuovo labirinto umano; si sente, in un rumore di oceano, crescere sia la pioggia che a primavera cade sulla terra scura, sia la palude acquitrinosa, sia un'ignorata freschezza di mare. Un aroma può riportare alla mente un'emozione, o una persona che non si è vista da anni, oppure un intero periodo della nostra vita. E allora la lingua batte, s'inventa storie che crede di aver già vissuto. In una minuscola goccia di aroma può annidarsi un intero continente. Nientedimeno. Parlare di odori è sempre un'avventura del corpo, della fantasia e della memoria. La sfida che ci propongono gli odori è quasi metafisica: la nostra esperienza di essi non è come diciamo che sia. In definitiva l'esperienza olfattiva si presenta al fondo vaga e indeterminata. Parafrasando Whitehead, il filosofo della critica all'esperienza immediata, si potrebbe dire che proprio la vaghezza e l'indeterminatezza dell'esperienza olfattiva è la sua concretezza.
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