altre due parti (Atto per la liberazione e Violenza e liberazione) dove si fa più esplicito l'incitamento alla rivoluzione. Gli autori prevedono che durante la proiezione il film sia interrotto in determinati momenti per inserirvi dibattiti fra il pubblico e che sotto lo schermo compaia per tutto il tempo uno striscione recante una frase di Fanon: “Ogni spettatore è un vigliacco o un traditore..”
Per la continuità e l'approfondimento di un tipo di cinema come L'ora dei forni, ai margini del sistema e contro il sistema, è necessaria in ogni caso una notevole capacità di invenzione prima che di mimesi. Prima della realizzazione del film la realtà era una; oggi, per noi, e intendiamo per la nostra cinematografia, comincia a essere altra. Il film è servito da elemento polarizzatore, risolutore, provocatore, ha radicalizzato posizioni, determinato schieramenti, in tal modo assolvendo il suo programma d'azione. Ciò nonostante il sistema non si inganna; questo tentativo lo indurrà, già lo sta facendo, a seguire da vicino non soltanto L'ora dei forni ma qualsiasi altro film che si inscriva nella medesima ricerca. Questo ci porta nuovamente a quella domanda che molti vanno ponendosi: sarà possibile proseguire per questa via? A tale domanda pensiamo sia confacente una sola risposta: "lo crediamo necessario". A partire da qui "la ricerca delle possibilità", la sfida verso gli altri e verso noi stessi.
(Fernando E. Solanas, Octavio Getino, “Cine, cultura y decolonización”, Siglo Veintiuno Argentina editores s.a., Buenos Aires 1973)
Un film che mena un colpo decisivo al neocolonialismo e alla colonizzazione culturale, fenomeno complementare che si osserva nei paesi dove la politica è nelle mani degli imperialisti. L'importanza politica de L'ora dei forni è pari all'importanza delle innovazioni tecniche. Solanas si oppone con vigore al cinema di finzione e propone un cinema d'investigazione che suscita la riflessione. In breve, un cinema utile.
(N. Touazi e A. Hamid, in “El Moudjahid”, Algeri, 10 agosto 1969)
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