Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
Quasi tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal fatto che si vive in un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro.
Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva.
Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una rivoluzione ludica. Nel termine “gioco” includo anche i concetti di festa, creatività, socialità, convivialità, e forse anche arte.
Per quanto i giochi a carattere infantile siano già di per sé apprezzabili, i giochi possibili sono molti di più. Propongo un’avventura collettiva nella felicità generalizzata, in un’esuberanza libera e interdipendente. Il gioco non è un’attività passiva.
La vita diventerà un gioco, o piuttosto una molteplicità di giochi, ma non come accade ora un gioco a somma zero. Un’intesa ottimale sul piano sessuale è il paradigma di un gioco produttivo. I partecipanti esaltano il piacere l’uno dell’altro, non viene assegnato alcun punteggio, e ognuno vince. Più dai, più ottieni. Nella vita ludica, il meglio del sesso verrà integrato nella parte migliore della vita quotidiana. Il gioco generalizzato porta all’erotizzazione della vita. Il sesso, a sua volta, può diventare meno urgente e disperato, più giocoso. Se giochiamo bene le nostre carte, possiamo prendere dalla vita molto di più di quanto ci mettiamo; ma solo se giochiamo per davvero.
Nessuno dovrebbe mai lavorare. Lavoratori del mondo … rilassatevi.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
martedì 26 marzo 2019
mercoledì 20 marzo 2019
L’urbanismo unitario
L’urbanismo unitario prevedeva un utilizzo del territorio come pratica di resistenza ed opposizione alle strategie di pianificazione dell’urbanismo razionalista considerato colpevole, agli occhi dei situazionisti, di costruire città alienanti per l’individuo e la società. L’urbanismo unitario era un vero e proprio programma di guerriglia, estetica, funzionale e politica, che coinvolgeva e sconvolgeva il tessuto urbano.
Rispetto ad un fare tecnocratico, di manipolazione degli esseri umani come cose, realizzato dalla pianificazione degli urbanisti razionalisti che guardavano e progettavano strategicamente la città “dal di fuori”, i situazionisti lavoravano sulla città tatticamente “dall’interno”.
I situazionisti negavano i valori pratici dell’urbanistica razionalista (gli spazi progettati come pre-determinati all’uso) a favore di una valorizzazione ludica, di libero gioco e di libero utilizzo della città preferendo gli spazi d’uso semi-determinati e informali. Questa valorizzazione portava ad un congiungimento del soggetto con il suo oggetto di valore che dava luogo, a sua volta, ad una valorizzazione utopica degli spazi urbani, ovvero ad una costruzione di una nuova società attraverso l’unione realizzata tra città e abitanti: da qui il termine urbanismo unitario. Tale unione avrebbe dovuto portare ad un cambiamento radicale e irreversibile della loro identità comune. Come diceva un celebre slogan situazionista scritto sui muri di Parigi durante i giorni del Maggio francese: “niente sarebbe stato più come prima”.
Gli studi sul nomadismo e sugli accampamenti degli zingari furono un preludio fondamentale sia alla nascita stessa dell’Internazionale Situazionista, sia al progetto di New Babylon, la città situazionista progettata da Constant.
New Babylon era per i situazioni la realizzazioni di un nuovo modello di città, la concretizzazione delle loro teorie sull’urbanismo unitario. New Babylon, nelle intenzioni dei situazionisti sarebbe stata una città composta da parti mobili, modulari, ricombinabili. Una sorta di enorme sovrastruttura abitativa, una enorme rete, un rizoma, che avrebbe ricoperto l’intera sfera terrestre con delle megastrutture ludiche. Si trattava, per Costant e per i situazionisti, di creare un labirinto dinamico in perpetua trasformazione.
Rispetto ad un fare tecnocratico, di manipolazione degli esseri umani come cose, realizzato dalla pianificazione degli urbanisti razionalisti che guardavano e progettavano strategicamente la città “dal di fuori”, i situazionisti lavoravano sulla città tatticamente “dall’interno”.
I situazionisti negavano i valori pratici dell’urbanistica razionalista (gli spazi progettati come pre-determinati all’uso) a favore di una valorizzazione ludica, di libero gioco e di libero utilizzo della città preferendo gli spazi d’uso semi-determinati e informali. Questa valorizzazione portava ad un congiungimento del soggetto con il suo oggetto di valore che dava luogo, a sua volta, ad una valorizzazione utopica degli spazi urbani, ovvero ad una costruzione di una nuova società attraverso l’unione realizzata tra città e abitanti: da qui il termine urbanismo unitario. Tale unione avrebbe dovuto portare ad un cambiamento radicale e irreversibile della loro identità comune. Come diceva un celebre slogan situazionista scritto sui muri di Parigi durante i giorni del Maggio francese: “niente sarebbe stato più come prima”.
Gli studi sul nomadismo e sugli accampamenti degli zingari furono un preludio fondamentale sia alla nascita stessa dell’Internazionale Situazionista, sia al progetto di New Babylon, la città situazionista progettata da Constant.
New Babylon era per i situazioni la realizzazioni di un nuovo modello di città, la concretizzazione delle loro teorie sull’urbanismo unitario. New Babylon, nelle intenzioni dei situazionisti sarebbe stata una città composta da parti mobili, modulari, ricombinabili. Una sorta di enorme sovrastruttura abitativa, una enorme rete, un rizoma, che avrebbe ricoperto l’intera sfera terrestre con delle megastrutture ludiche. Si trattava, per Costant e per i situazionisti, di creare un labirinto dinamico in perpetua trasformazione.
martedì 12 marzo 2019
OBSCURED BY CLOUDS – Pink Floyd
Obscured by Clouds è il sesto album sfornato dal gruppo inglese, uscito nel 1972.
Questo lavoro è nato come colonna sonora del film “La Vallè” di Barbet Schroeder; in realtà nell’opera cinematografica verrà utilizzata ben poca della musica da loro creata, in pratica solamente la title-track e Absolutely Curtains, rispettivamente nei titoli di testa e nei titoli di coda. Il film viene presentato al Festival di Venezia il 27 agosto del 1972. E' la seconda collaborazione tra il regista ed il gruppo, dopo More, ed anche questa volta i Pink Floyd si chiudono in studio, guardano il film e compongono, eseguono e registrano l'intera colonna sonora in meno di due settimane. Per un problema contrattuale tra la produzione del film e i Pink Floyd, il disco viene fatto uscire come Obscured By Clouds, e solo una menzione viene fatta nella retrocopertina del fatto che sia la colonna sonora del film La Vallèe.
Oscurata dalle Nuvole era il nome della valle misteriosa ricercata nella spedizione in Nuova Guinea, una macchia bianca nelle mappe degli esploratori, e tenuta in estrema considerazione, circondata da religioso terrore e rispetto dai popoli locali, in quanto era la Valle degli Dei.
L'album si avvicina ad un tranquillo pop/rock di chiara origine britannica, infarcito con spunti blues, discrete melodie e passaggi atmosferici abbastanza riusciti. Questo lavoro è un punto di transizione per i Floyd, che si allontanano dalla psichedelia precedente ma non hanno ancora raggiunto la pomposità che segnerà i lavori che seguiranno; in questo album i quattro inglesi si trovano anzi a confrontarsi con il semplice formato canzone.
L’album è aperto dalla title-track, pezzo discreto e completamente basato sul lavoro di Gilmour che riesce a tirare fuori dei buoni fraseggi dalla sua chitarra, accompagnata da una base melodica che si ripete nello stesso modo durante l’intero minutaggio. Obscured By Clouds può essere considerato un brano archetipo dei Pink Floyd, spesso suonato in concerto nel 1972 e 1973 per dare il via a delle lunghe improvvisazioni di Wright al sintetizzatore, prima che la chitarra di Gilmour intervenga, come sul disco, per creare delle volute nebbiose e tese, esattamente come la Valle che costuisce l'obiettivo del viaggio nel film.
A seguire troviamo When You’re in, un brano strumentale con un lavoro della chitarra fantastico: David si dimostra un chitarrista molto dotato riuscendo a non stufare con un grandissimo riff che non fa altro che ripetersi per tutta la durata della canzone cambiando tonalità ogni due giri. Importante è anche la parte di Wright, che accompagna tutto il pezzo in maniera più che buona nonostante rimanga leggermente in secondo piano.
La prossima all’ascolto è Burning Bridges, brano tipicamente Floydiano soprattutto per la parte vocale quasi eterea. Ottima l’alternanza alla voce di Waters e di Wright ed un assolo anche questa volta ben riuscito.
Segue The Gold Is in the..., buon pezzo dal forte sapore blues rock più ritmata e buoni gli stacchi di batteria e caratteristico il lungo e coinvolgente assolo.
La quinta traccia Wot’s… Uh the Deal, bell’ arpeggio di chitarra è un accattivante assolo di tastiera catturante e molto suggestivo.
Mudmen è solamente strumentale, aperta dalle bellissime note di Wright basa la sua struttura sull’intreccio fra le melodie tessute da Gilmour e dal sopracitato Wright. Soprattutto nella lenta costruzione e poi nella chitarra solista in Mudmen, che ricordano le stesse dimensioni spaziali di alcuni passaggi di The Dark Side.
Childhood’s End è introdotta da una lunga parte di organo, a cui si aggiungono timidamente batteria e chitarra acustica, fino a diventare un rock/blues di media qualità, con un bell'assolo di Gilmour
Free Four, come Burning Bridges, è una di quelle canzoni che anticipa i Floyd che verranno in ambito di testi, cantata infatti da Waters parla della morte del padre durante la seconda guerra mondiale brano tra più psichedelici dell’album, inoltre sarà la prima canzone floydiana ad essere trasmessa regolarmente dalle radio americane.
Con l'orecchiabililssima Stay ci troviamo ad ascoltare probabilmente il brano più pop dell’intero album, guidato dalle mani di Wright con la chitarra effettata di Gilmour a fare da contorno, il duo piano e chitarra è omogeneo e scivola leggero fino alla fine.
La chiusura dell’album è affidata ad Absolutely Curtains, strumentale affascinante ed estremamente evocativa nell’alternare al suo interno radure sferzate dal vento e cieli nuvolosi squarciati da esplosioni elettriche, con una calma di fondo che ha dell’incredibile. Brano molto particolare dominato dalle tastiere di Wright e dalle percussioni oniriche di Mason fino all’avvento di canti ebbri di speranza e di dolore, eseguiti dalla tribù Mapuga, un coro di voci in piena esperienza onirica, in un processo di identificazione tra musica, sogno, canto e cambiamento, nei labirinti dell'inconscio messo a nudo senza timori.
Questo lavoro è nato come colonna sonora del film “La Vallè” di Barbet Schroeder; in realtà nell’opera cinematografica verrà utilizzata ben poca della musica da loro creata, in pratica solamente la title-track e Absolutely Curtains, rispettivamente nei titoli di testa e nei titoli di coda. Il film viene presentato al Festival di Venezia il 27 agosto del 1972. E' la seconda collaborazione tra il regista ed il gruppo, dopo More, ed anche questa volta i Pink Floyd si chiudono in studio, guardano il film e compongono, eseguono e registrano l'intera colonna sonora in meno di due settimane. Per un problema contrattuale tra la produzione del film e i Pink Floyd, il disco viene fatto uscire come Obscured By Clouds, e solo una menzione viene fatta nella retrocopertina del fatto che sia la colonna sonora del film La Vallèe.
Oscurata dalle Nuvole era il nome della valle misteriosa ricercata nella spedizione in Nuova Guinea, una macchia bianca nelle mappe degli esploratori, e tenuta in estrema considerazione, circondata da religioso terrore e rispetto dai popoli locali, in quanto era la Valle degli Dei.
L'album si avvicina ad un tranquillo pop/rock di chiara origine britannica, infarcito con spunti blues, discrete melodie e passaggi atmosferici abbastanza riusciti. Questo lavoro è un punto di transizione per i Floyd, che si allontanano dalla psichedelia precedente ma non hanno ancora raggiunto la pomposità che segnerà i lavori che seguiranno; in questo album i quattro inglesi si trovano anzi a confrontarsi con il semplice formato canzone.
L’album è aperto dalla title-track, pezzo discreto e completamente basato sul lavoro di Gilmour che riesce a tirare fuori dei buoni fraseggi dalla sua chitarra, accompagnata da una base melodica che si ripete nello stesso modo durante l’intero minutaggio. Obscured By Clouds può essere considerato un brano archetipo dei Pink Floyd, spesso suonato in concerto nel 1972 e 1973 per dare il via a delle lunghe improvvisazioni di Wright al sintetizzatore, prima che la chitarra di Gilmour intervenga, come sul disco, per creare delle volute nebbiose e tese, esattamente come la Valle che costuisce l'obiettivo del viaggio nel film.
A seguire troviamo When You’re in, un brano strumentale con un lavoro della chitarra fantastico: David si dimostra un chitarrista molto dotato riuscendo a non stufare con un grandissimo riff che non fa altro che ripetersi per tutta la durata della canzone cambiando tonalità ogni due giri. Importante è anche la parte di Wright, che accompagna tutto il pezzo in maniera più che buona nonostante rimanga leggermente in secondo piano.
La prossima all’ascolto è Burning Bridges, brano tipicamente Floydiano soprattutto per la parte vocale quasi eterea. Ottima l’alternanza alla voce di Waters e di Wright ed un assolo anche questa volta ben riuscito.
Segue The Gold Is in the..., buon pezzo dal forte sapore blues rock più ritmata e buoni gli stacchi di batteria e caratteristico il lungo e coinvolgente assolo.
La quinta traccia Wot’s… Uh the Deal, bell’ arpeggio di chitarra è un accattivante assolo di tastiera catturante e molto suggestivo.
Mudmen è solamente strumentale, aperta dalle bellissime note di Wright basa la sua struttura sull’intreccio fra le melodie tessute da Gilmour e dal sopracitato Wright. Soprattutto nella lenta costruzione e poi nella chitarra solista in Mudmen, che ricordano le stesse dimensioni spaziali di alcuni passaggi di The Dark Side.
Childhood’s End è introdotta da una lunga parte di organo, a cui si aggiungono timidamente batteria e chitarra acustica, fino a diventare un rock/blues di media qualità, con un bell'assolo di Gilmour
Free Four, come Burning Bridges, è una di quelle canzoni che anticipa i Floyd che verranno in ambito di testi, cantata infatti da Waters parla della morte del padre durante la seconda guerra mondiale brano tra più psichedelici dell’album, inoltre sarà la prima canzone floydiana ad essere trasmessa regolarmente dalle radio americane.
Con l'orecchiabililssima Stay ci troviamo ad ascoltare probabilmente il brano più pop dell’intero album, guidato dalle mani di Wright con la chitarra effettata di Gilmour a fare da contorno, il duo piano e chitarra è omogeneo e scivola leggero fino alla fine.
La chiusura dell’album è affidata ad Absolutely Curtains, strumentale affascinante ed estremamente evocativa nell’alternare al suo interno radure sferzate dal vento e cieli nuvolosi squarciati da esplosioni elettriche, con una calma di fondo che ha dell’incredibile. Brano molto particolare dominato dalle tastiere di Wright e dalle percussioni oniriche di Mason fino all’avvento di canti ebbri di speranza e di dolore, eseguiti dalla tribù Mapuga, un coro di voci in piena esperienza onirica, in un processo di identificazione tra musica, sogno, canto e cambiamento, nei labirinti dell'inconscio messo a nudo senza timori.
mercoledì 6 marzo 2019
IL TESORO DI ARNE di Mauritz Stiller
Dopo essere evasi dalla prigione, tre nobili mercenari scozzesi sopprimono il vecchio Arne e la sua figlia minore rubando il tesoro ecclesiastico. Elsalill, l'altra figlia di Arne, incontra sir Archie, uno degli assassini, che tormentato dai rimorsi per averle ucciso i congiunti, le chiede di seguirlo in Scozia. La ragazza, sebbene innamorata del giovane, quando scopre la verità sul suo conto lo denuncia. Sir Archie fugge facendosi scudo del corpo della fanciulla che muore trafitta dalle lance dei soldati.
Il tesoro di Arne? ma è una scemenza, signore, una scemenza! Crede ancora all'arte, Lei? è ben ingenuo, mio caro ... A me l'arte non interessa più: chiuso!
(Mauritz Stiller, in J. Béranger, "La grande avventura del cinema swédois" Losfeld, Parigi 1960)
Abbiamo sovente ricevuto questa impressione acuta di verità e di studio umano nei film svedesi. Il tesoro di Arne è un bel poema. Quelli che l'hanno visto l'hanno adorato. Ma pochi lo hanno visto. Perché i direttori del cinema non amano i film svedesi.
Louis Delluc, in "Cinéa", 13 marzo 1921)
Il tesoro di Arne? ma è una scemenza, signore, una scemenza! Crede ancora all'arte, Lei? è ben ingenuo, mio caro ... A me l'arte non interessa più: chiuso!
(Mauritz Stiller, in J. Béranger, "La grande avventura del cinema swédois" Losfeld, Parigi 1960)
Abbiamo sovente ricevuto questa impressione acuta di verità e di studio umano nei film svedesi. Il tesoro di Arne è un bel poema. Quelli che l'hanno visto l'hanno adorato. Ma pochi lo hanno visto. Perché i direttori del cinema non amano i film svedesi.
Louis Delluc, in "Cinéa", 13 marzo 1921)
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