giovedì 17 gennaio 2019

ATOM HEART MOTHER Pink Floyd

Il titolo deriva dalla notizia di una partoriente tenuta in vita da un pacemaker caricato da una batteria atomica.
È il primo disco dei Pink Floyd a potersi fregiare a pieno titolo dell’etichetta progressiva: brani notevolmente allungati, una concept suite lunga una intera facciata, atmosfere epiche e sinfoniche, ballate acustiche e qualche traccia di post psichedelica sono i tratti caratteristici di uno stile in rapida maturazione. Chitarre acustiche, orchestra, trombe, archi e coro, suoni cristallini, basso e organo, una perfetta suite che da il titolo al disco: è l’affermarsi degli arrangiamenti sulle composizioni. 
Atom Heart Mother è divisa in sei parti: Father’s Shout, Breast Milky, Mother Fore, Funky Dung, Mind Your Throats Please e Remergence. I sei brani della suite sono organizzati in funzione di due temi principali e nella sequenza della forma-sonata alternano, melodie orchestrali dal sapore cinematografico, cori inquietanti, passaggi funky e le meditazioni chitarristiche di Gilmour.
La seconda facciata presenta brani meno altisonanti ma non riempitivi riconducibili ai Pink Floyd più psichedelici.
 la ballata If, composta, suonata e cantata da Roger Waters in cui il bassista chiede perdono a Barrett per l'estromissione dai Floyd, una ballata che non si discosta molto dal genere folk, nella quale il bassista si diletta eseguendo un semplice arpeggio di chitarra acustica ripetuto più volte.
Il pop beatlesiano Summer ’68 con vocalizzi folk-rock, pianismo classico e trombe psichedeliche scritta da Wright dove il tastierista si lamenta degli aspetti negativi della vita da rockstar.
La nostalgica Fat Old Sun, a prendersi la scena nella malinconica e nostalgica ballata è Gilmour, che conclude poi il brano con uno splendido assolo.
Chiude la seconda facciata Alan’s Psychedelic Brakfast, il brano è diviso in tre parti uniti tra loro da dialoghi e strani effetti sonori con bellissime parti di tastiere e chitarra; il tutto si sviluppa sopra i suoni e i rumori prodotti dal roadie Alan Styles, impegnato realmente nella preparazione della colazione. Si dice che l'idea per il brano sia stata data indirettamente da Barrett, che anni prima, durante un concerto della band, si mise a friggere un uovo sul palco, amplificando con il microfono lo sfrigolio della cottura. Anche in questa caso, come nella prima traccia, ci troviamo davanti ad un pezzo veramente innovativo, ed è forse la parte finale quella che più si avvicina a come si svilupperà il sound dei Pink Floyd negli anni '70.
Interessante e molto bella la copertina di Thorgeson con la celebre fotografia della mucca, semplice e provocatoria, è in controtendenza con i lavori grafici del periodo poiché non ha alcun legame con la musica proposta. 

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