Prendete un giornale.
Prendete le forbici.
Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia.
Ritagliate l'articolo.
Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco.
Agitate delicatamente.
Tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro disponendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco.
Copiate scrupolosamente.
La poesia vi somiglierà.
Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
lunedì 30 aprile 2018
giovedì 19 aprile 2018
Siamo anarchici
Siamo anarchici che desiderano una libertà senza limiti. Lottiamo per la liberazione, per un rapporto decentrato e non mediato con il nostro ambiente e con coloro che amiamo e con cui abbiamo affinità. I modelli organizzativi ci offrono solo altra burocrazia, controllo e alienazione, uguali a quelli che riceviamo già dall’organizzazione attuale.
Occasionalmente può esistere una buona intenzione, ma il modello organizzativo deriva da una mentalità intrinsecamente paternalistica e diffidente, che sembra in contraddizione con l’anarchia. I veri rapporti di affinità nascono da una profonda comprensione reciproca nell’ambito di relazioni intime basate sui bisogni della vita quotidiana, non di relazioni basate su organizzazioni, ideologie, idee astratte. Tipicamente, il modello organizzativo reprime i bisogni e i desideri dell’individuo per “ il bene della collettività”, nel tentativo di uniformare sia la resistenza che l’immaginazione. Dai partiti alle piattaforme e alle federazioni, sembra che con l’aumentare della scala dei progetti diminuiscano il significato e l’importanza che essi hanno per la vita di ciascuno.
Occasionalmente può esistere una buona intenzione, ma il modello organizzativo deriva da una mentalità intrinsecamente paternalistica e diffidente, che sembra in contraddizione con l’anarchia. I veri rapporti di affinità nascono da una profonda comprensione reciproca nell’ambito di relazioni intime basate sui bisogni della vita quotidiana, non di relazioni basate su organizzazioni, ideologie, idee astratte. Tipicamente, il modello organizzativo reprime i bisogni e i desideri dell’individuo per “ il bene della collettività”, nel tentativo di uniformare sia la resistenza che l’immaginazione. Dai partiti alle piattaforme e alle federazioni, sembra che con l’aumentare della scala dei progetti diminuiscano il significato e l’importanza che essi hanno per la vita di ciascuno.
giovedì 12 aprile 2018
Intelligenti o idioti o diversi ma eguali
Nella loro immensa maggioranza gli uomini non sono identici ma equivalenti e perciò uguali.
Non rimangono quindi a disposizione dell'argomentazione dei nostri avversari che gli uomini sono o intelligenti o degli idioti.
Si sa che l'idiotismo è una malattia fisiologica e sociale. Non dev'essere quindi trattata nelle scuole ma negli ospedali e abbiamo il diritto di sperare che l'introduzione di un'igiene sociale più razionale e soprattutto più preoccupata della salute fisica e morale degli individui, di quella che esiste oggi, e l'organizzazione ugualitaria della nuova società perverranno a far scomparire completamente dalla faccia della terra questa maledetta malattia così umiliante per la specie umana.
In quanto agli uomini di genio si deve innanzitutto osservare che fortunatamente, o se si vuole disgraziatamente, essi non sono mai entrati nella storia se non come rarissime eccezioni a tutte le regole conosciute e non si organizzano le eccezioni.
Noi comunque speriamo che la società futura troverà nell'organizzazione realmente pratica e popolare della sua forza collettiva il mezzo per rendere meno necessari questi grandi geni, meno schiaccianti e più realmente benefici per tutti. Perché non si deve mai dimenticare la profonda sentenza di Voltaire: "C'è qualcuno che ha maggior ingegno del genio più grande, è tutta la gente".
Non rimangono quindi a disposizione dell'argomentazione dei nostri avversari che gli uomini sono o intelligenti o degli idioti.
Si sa che l'idiotismo è una malattia fisiologica e sociale. Non dev'essere quindi trattata nelle scuole ma negli ospedali e abbiamo il diritto di sperare che l'introduzione di un'igiene sociale più razionale e soprattutto più preoccupata della salute fisica e morale degli individui, di quella che esiste oggi, e l'organizzazione ugualitaria della nuova società perverranno a far scomparire completamente dalla faccia della terra questa maledetta malattia così umiliante per la specie umana.
In quanto agli uomini di genio si deve innanzitutto osservare che fortunatamente, o se si vuole disgraziatamente, essi non sono mai entrati nella storia se non come rarissime eccezioni a tutte le regole conosciute e non si organizzano le eccezioni.
Noi comunque speriamo che la società futura troverà nell'organizzazione realmente pratica e popolare della sua forza collettiva il mezzo per rendere meno necessari questi grandi geni, meno schiaccianti e più realmente benefici per tutti. Perché non si deve mai dimenticare la profonda sentenza di Voltaire: "C'è qualcuno che ha maggior ingegno del genio più grande, è tutta la gente".
giovedì 5 aprile 2018
Così bella, così dolce di Robert Bresson
Io non ho teorie, rifletto dopo il fatto. Faccio un lavoro e riservo alcune sorprese. Procedo senza metodo. Faccio un lavoro d'approccio.Qualche volta si precisa tutto insieme: parole, immagini, rumori. Altre volte separatamente. Procedo per ritocchi un po? come si fa quando si dipinge. Il ritmo viene dalla precisione. C'è una cosa che è questo e una cosa che non lo è. Una cosa che ha la sua misura, e un'altra che non l'ha. Alcuni passaggi del film dovrebbero procurare al pubblico il piacere che dà la precisione, che danno anche la semplicità e la chiarezza.
(Robert Bresson, in Luigi Chiarini, "Cinema e film", Bulzoni, Roma 1972)
Bresson è un caso a parte in questo mestiere terribile. Respira cinematograficamente come un poeta con la sua penna. Grande è l'abisso tra la sua nobiltà, il suo silenzio, la sua serietà, i suoi sogni, e tutto un mondo in cui queste cose passano per esitazione e mania.
(Jean Cocteau, prefazione a René Briot, "Robert Bresson", Editions du Cerf, Paris 1957)
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