Ciò che dobbiamo leggere attraverso le immagini di questi spazi manicomiali, non è solo la sofferenza di chi li abita, ma soprattutto la violenza di chi li ha concepiti; dobbiamo leggere l’asservimento della psichiatria all’ideologia del controllo sociale, ma anche tutti gli asservimenti di ogni sapere che più o meno consapevolmente aderisca al progetto evidente o miniaturizzato del controllo.
I mezzi di contenzione fisica accompagnano con lugubre evoluzione tutta la storia della psichiatria. Ne sono indispensabile strumento. Probabilmente è vero il contrario: la psichiatria è strumento della contenzione.
Non bisogna mai dimenticare che la logica della istituzione totale non si copre con una moquette, ma si cancella, cancellando l’istituzione stessa.
Murato dentro lo spazio-città c’è lo spazio-manicomio, e dentro di esso nuovi spazi: viali, cameroni, soggiorni, gabinetti, gabinetti medici, cucine, uffici, corridoi. Concentriche partizioni che ove troppo vaste annientino e ove troppo anguste incarcerino.
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