Nella poetica di Samuel Beckett quest'opera ha un valore emblematico. A cominciare dal titolo: Film, cioè una pellicola "impressionata" che scorre, cioè, per astrazione, "scorrimento" - quanto indica uno svolgersi verso la fine; un atto, dunque, che viene fissato per sempre e che, nello stesso tempo, è provvisorio perché si nega nel suo celere fluire verso la morte. Cioè, in una parola, "scivolamento": concetto che non solo esprime un moto fisico ma anche il procedere verso la degradazione, la distruzione. Tutta la poetica di Beckett gravita attorno al concetto della degradazione, a quanto svolgersi dell'esistenza che perde significato man mano che si avvicina alla morte. E di questo appunto, Film vuol essere la grande metafora.
Il film è completamente privo di dialogo, a eccezione del "Sssh" nella prima parte. Atmosfera del film: comica irreale. Keaton dovrebbe spingere al riso con il suo modo di muoversi. Irrealtà nella scena della strada.
(Samuel Beckett, "Film", Faber and Faber, London 1969)
Ma questa attesa della morte, questa miseria fisica che si aggrava. Tutta questa putredine progressiva del presente costituisce malgrado tutto un avvenire. Allora la paura di "significare qualcosa" si giustifica perfettamente: attraverso questa coscienza di uno svolgimento tragico, il mondo ha recuperato tutto in una volta tutto il suo significato.
(Alaine Robbe-Grillet, "Una vita per il romanzo futuro", Rusconi e Paolazzi, Milano 1961)
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