"L'uscita delle officine dello stabilimento Lumière a Montplasir. Uomini, donne, ragazzi si affrettano per andare a pranzo, chi a piedi, chi in bicicletta. Scomparsi gli operai, anche i padroni escono in carrozza per andare a mangiare. E' la vita intensa colta sul fatto. La proiezione ha avuto del resto l'onore di un bis."
(Resoconto della presentazione del film al congresso di fotografia di Lione: 10 giugno 1895)
I soggetti che ho scelto per i miei film provano che volevo soltanto riprodurre la vita.
(Louis Lumière, citato in Sadoul, Storia Generale del Cinema, Einaudi, Torino 1967)
Louis Lumière ebbe la geniale intuizione di filmare e proiettare come spettacolo ciò che spettacolo non è: la vita prosaica, i passanti che pensano ai loro fatti. Ciò che attirò le prime folle non fu un'uscita dalla fabbrica, un treno che entra in stazione (sarebbe stato sufficiente andare alla stazione o alla fabbrica) ma una immagine del treno, una immagine dell'uscita dalla fabbrica. Non era per il reale, ma per l'immagine del reale che si faceva ressa alle porte del Salon Indien.
(Edgar Morin, in "Il cinema o dell'immaginario", Silva, Milano 1962)
Se il cinema nasce dalla fotografia, potremo riscontrare anche in esso tendenze realistiche e tendenze creative. Non fu certo un puro caso se le due tendenze si manifestarono una accanto all'altra immediatamente dopo la nascita del mezzo. Nel tentativo di abbracciare sin dall'inizio l'intera gamma delle esperienze cinematografiche, ogni tendenza fece di tutto per esaurire le proprie possibilità. I capiscuola furono Lumière, rigorosamente realista, e Méliès, che dava libero corso alla sua fantasia.
(Siegfried Kracauer, "Film: ritorno alla realtà fisica", Il Saggiatore, Milano 1963)
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