lunedì 4 maggio 2015

LULÙ o IL VASO DI PANDORA Georg Wilhelm Pabst

Ascesa decadenza e morte di Lulù che, dopo essere riuscita a farsi sposare dal ricco Peter Schon, si fa amare dal figlio di Peter, Alwa, e gli fa uccidere l'anziano marito. Processata, riesce a fuggire con Alwa ma, senza soldi, i due amanti si trascinano tra bisce e bassifondi. In miseria, Lulù si prostituisce e la notte di Natale viene uccisa da Jack lo Sventratore.

Nonostante l'avvento del parlato, resto convinto che al cinema il testo per se stesso è ben povera cosa. Quello che conta è l'immagine. Ecco perché continuo a sostenere che creatore di un film sia molto più il regista che non l'autore dello scenario. Il cinema rimane il più potente mezzp di espressione che si sia potuto trovare. 
(Georg Wilhelm Pabst, Parigi 1937)

Lulù è immersa biologicamente nell'atmosfera plumbea del mondo industriale, dove la ripetizione infinita dei gesti permette la vita, e come scatole chiuse le case si accumulano. Il terreno su cui lei dovrebbe appoggiarsi è costituito dalla ferrea divisione del lavoro, dalla struggle for life, uomo contro uomo. La disposizione con cui Pabst presenta questo diffuso stato d'animo, questa larva gigantesca di movimenti collettivi, lascia presentire le guerre e le tirannie, esprime l'interrogativo che Lulù pone al mondo in cui vive. (Vito Pandolfi, Il cinema nella storia, Sansoni, Firenze 1959) 

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