In un piccolo villaggio cinese, un traffico illecito di sangue ha diffuso l’AIDS nella comunità. La famiglia Zhao è al centro della vicenda: Qi Quan, il figlio maggiore, è stato il primo a indurre i vicini a donare il sangue con la promessa di denaro veloce. Il nonno, disposto a tutto pur di rimediare al danno causato dalla sua famiglia, trasforma la scuola locale in una casa di cura per i malati. Fra i pazienti c’è il suo secondo figlio De Yi (Aaron Kwok), che affronta la morte imminente con rabbia e incoscienza. De Yi incontra la bellissima Qin Qin (Zhang Ziyi), moglie del cugino, recente vittima del virus. I due sono attratti l’uno dall’altra, condividendo l’amarezza e la paura del loro destino. Pur senza aspettative per il futuro, diventano amanti ma si accorgono presto di essere davvero innamorati l’uno dell’altra. Il sogno di vivere la loro relazione in modo legittimo e libero viene compromesso quando i compaesani li scoprono: con il tempo che scivola via, devono decidere se arrendersi o dare una possibilità alla felicità prima che sia troppo tardi.Gu Changwei (Cina, 1957) ha studiato alla Beijing Film Academy e fa parte della rinomata “Quinta generazione” che ha rivoluzionato il cinema cinese. Ha cominciato la carriera come direttore della fotografia, collaborando con Chen Kaige e Zhang Yimou in film come Háizi Wáng (King of the Children), Hong gao Liang (Sorgo rosso), e il capolavoro del 1993 Ba Wang bie ji (Addio mia concubina). Nel 2005 ha diretto il suo primo film, Kong que (Peacock), che ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Nel 2007 ha realizzato Li Chun (And the Spring Comes) presentato al Festival Internazionale del Film di Roma.
Love For Life (in cinese Zui Ai, letteralmente "Il Più Amato") è un bel dramma che si ispira al libro Ding Shuang Meng, che a sua volta attinge appieno da un periodo piuttosto buio della storia della Cina, i primi anni del 1990. In questo periodo, nelle zone rurali nella provincia dell'Henan, la terribile piaga dell'AIDS si sparse grazie ad un traffico illecito di sangue, che uccise migliaia e migliaia di poveri contadini (nella seconda metà del 1990 il numero di infetti ammontava ad almeno 100.000). Il governo non si accorse subito del problema, e quando se ne accorse, preferì coprire il problema mantenendo un assoluto silenzio. Nonostante ciò, il film è stato approvato dalle autorità cinesi, famose per la loro severa censura, che colpisce moltissimi prodotti cinematografici del paese.
Gu Changwei, cresciuto alla scuola di Zang Yimou, porta sullo schermo un dramma romantico dal sapore orientale, ambientato all’inizio degli anni ’90 e pienamente calato in quell’atmosfera socio culturale della Cina di quegli anni. Il regista si fa scudo di due volti molto noti: Aaron Kwok è De Yi, e la bellissima Zang Ziyi è la splendida protagonista Qin Qin, elegante e vivace, è consapevole del suo imminente destino, ma che non rinuncia alla vita e all’amore. Il regista, utilizza uno stile apparentemente frontale sia quando posa lo sguardo all'interno delle dinamiche della micro-società creatasi nella scuola lazzaretto sia nel seguire il rapporto d'amore tra i due malati di AIDS con la dettagliata descrizione delle difficoltà affrontate dai due protagonisti per vedersi riconoscere la legittimità del loro legame. L'asciuttezza del cineasta lascia poi il passo a momenti di straziante disperazione con dettagli che male si amalgamano nell'incerta partitura di questo requiem in rosso (oltre ad essere il colore del sangue, dunque del virus e della morte, è anche quello degli agognati certificati di matrimonio) su un tema capitale della contemporaneità. Dopo aver deciso di continuare a vivere, De Yi e Qin Qin scelgono, nonostante tutto, una strana forma di momentanea felicità, un amore per la vita totale, mentre, da parte sua, il cattivo e affarista Qi Quan rimane immobile in una sgradevole e troppo schematica cecità morale