venerdì 26 luglio 2019

Rutger Hauer Ho visto cose che voi umani

Nato nella provincia di Utrecht ma cresciuto a Amsterdam, Rutger Hauer è un figlio d'arte, i genitori erano entrambi attori di teatro. La passione per la recitazione grazie a un gruppo sperimentale negli anni Sessanta finché cominciò a lavorare per una serie tv olandese, il salto al cinema grazie al regista olandese Paul Verhoeven con cui ha girato diversi film.
Aveva 75 anni. Una lunghissima carriera di più di 170 titoli ma la popolarità la deve al film di Ridley Scott. Colpisce la coincidenza della morte nell'anno in cui era ambientato il film e in cui il suo Roy moriva, il 2019
Kitty Tippel… quelle notti passate per strada di Paul Verhoeven 
E' la storia di una ragazza olandese che alla fine dell'800 è talmente povera che per sopravvivere deve prostituirsi. Diverrà poi modella di un pittore e amante di un banchiere finchè grazie all'incoraggiamento di un ricco rivoluzionario idealista diverrà una scrittrice famosa con il nome di Neel Doff. Infernale ritratto di signora narrato visceralmente da un Verhoeven al massimo del suo talento visionario, carnale e febbrile.      
I Falchi della Notte di Bruce Malmuth
Il tedesco Wulfgar è un terrorista al soldo del miglior offerente che si avvale della collaborazione della giovane algerina Shakka. I rivoluzionari con cui è in contatto, dopo un sanguinoso attentato, decidono che è troppo pericoloso per la loro causa e lo consegnano alla polizia. Wulfgar, però, riesce a fuggire, si sottopone ad una operazione di plastica facciale e si trasferisce a New York per un attentato alle Nazioni Unite.. Indovinate le sue mosse un funzionario della polizia britannica si trasferisce negli Stati Uniti ed organizza un corpo speciale di agenti per catturare il fuggiasco.
Blad Runner di Ridley Scott
La storia ci parla di un Blade Runner (un cacciatore di androidi) che viene richiamato in servizio per eliminare sei replicanti tornati illegalmente sulla Terra. Gli androidi (o replicanti) sono fisicamente simili a noi, dotati della stessa intelligenza, ma di maggiore forza; sono stati costruiti in modo tale da provare emozioni e rivivere ricordi di un passato che è stato innestato in loro. La differenza con l’uomo è nella lunghezza della vita: sono programmati per durare quattro anni.
Lady Hawke di Richard Donner
Philippe Gaston, detto Il Topo (nomignolo che gli calza a pennello), è il ladruncolo più ricercato del vescovo, l’unico che sia riuscito a scappare dalle sue inespugnabili prigioni. Nella sua fuga, Philip-pe incontra Etienne Navarre, un cavaliere errante dalla personalità enigmatica che lo salva dai sol-dati del vescovo e lo porta con sé in un luogo sicuro. Presto Philippe scoprirà come Etienne tenga più al suo falco che a se stesso; esso infatti altro non è che il suo antico amore, la bellissima Isabeau, che ogni notte ritorna alle sue sembianze umane, mentre Etienne diventa un lupo, a causa di una ter-ribile maledizione… Un film epico, esemplare sotto ogni aspetto. In primo luogo, splendida la performance da parte di tutto il cast, da Matthew Broderick (al suo secondo film dopo WarGames, anch’esso molto bello) a Rutger Houer (Blade Runner), da Michelle Pfeiffer a John Wood.
L’amore e il sangue di Paul Verhoeven
Nel 1501 il nobile Arnolfini conquista la fortezza con l'aiuto dei mercenari e del giovane Stephan, esperto nell'arte della guerra e promesso sposo della principessa Agnese. Quando Arnolfini si rifiuta di pagare, i mercenari esplodono con violenza e rapiscono Agnese. Toccherà a Stephen salvarla e sconfiggere i pericolosi mercenari comandati dal terribile Martin. 
The Hitcher  la lunga strada della paura di Robert Harmon
Una coppia di universitari parte per una romantica vacanza e dà un passaggio alla persona sbagliata. Molto sbagliata. Jim Halsey dà un passaggio ad un autostoppista di notte. John Ryder (the Hitcher, che significa l'autostoppista) è in realtà un maniaco assassino, già ricercato. Inizia per il ragazzo un incubo, una storia allucinante in cui Ryder lo perseguita, quasi fosse una forza del male. Senza tregua The Hitcher incalza, sempre alle calcagna del ragazzo anche quando questi crede di essersene sbarazzato. Jim finisce perfino in prigione, scambiato per il suo inseguitore. Ma alla fine Jim avrà la meglio. Vicenda mozzafiato con mirabile interpretazione di Hauer.
La leggenda del Santo Bevitore di Ermanno Olmi
Andreas Kartak, ex minatore della Slesia espulso dal suo paese per un omicidio involontario, vive ora alcolizzato sotto i ponti di Parigi. Un giorno un distinto signore che si dice in debito con Santa Teresa di Lisieux gli offre duecento franchi che Andreas dovrà restituire alla statua della santa nella chiesa di Batignolles. Da quel momento, nell'alcolico mondo flottante di Andreas, avviato alla fine, è un susseguirsi di incontri e piccoli miracoli che gli impediscono di saldare il debito..
Giochi di Morte di David Webb Peoples
Nel XXIII secolo, dopo una guerra nucleare, nuovi gladiatori si esibiscono in incontri sanguinosi.  In una terra ormai ridotta a un deserto, si gioca una specie di rugby senza regole, nel quale si può anche morire. Una squadra nomade, guidata da un giocatore un tempo famoso, sfida la "lega", la migliore delle compagini, l'équipe finanziata dal partito al potere. La "lega" sarà battuta dopo un'epica battaglia





sabato 20 luglio 2019

L’Aurora e i suoi colori

“L'aurora è il termine medio tra giorno e notte, e risplende con due colori: rosso e citrino (giallo). Allo stesso modo, quest'arte genera il citrino e il rosso, come termini medi tra il nero e il bianco.” L'aurora è “il termine della notte e il principio del giorno, nonché madre del Sole. Al culmine del suo rosseggiare, inoltre, l'aurora è il termine dell'oscurità e la cacciata della notte.” (Aurora consurgens) il rosso
porpora è l'indistruttibile zolfo, il fuoco del lapis. Nella teoria dei colori di Goethe, il porpora rappresenta il grado più alto nell'ambito dei fenomeni cromatici, mentre “chi conosce la genesi prismatica del porpora, non si stupirà se affermiamo che questo colore contiene tutti gli altri”.

venerdì 12 luglio 2019

GIMME SOME LOVIN' - Spencer Davis Group

Gimme Some Lovin' sarà uno dei brani più suonati, non solo del 1966. Diventa un “riempi pista” di tutte le sale da ballo del mondo. I due Winwood hanno n questo brano un ruolo determinante: il basso di Muff è pulsante e incalza, mentre l’organo de fratellino diciottenne determina tutta la melodia. Questo disco è 2° in Gran Bretagna e 7° negli Stati Uniti, ma entra in tutte le classifiche persino in Italia nel maggio del 1967. Esistono diverse versioni “nostrane” di questo brano: “Dimmi se tu vuoi” dei Faraoni, e “T’amo da morire” di Maurizio e i New Dada.

Hey!
Bene la mia temperatura è crescente e i miei piedi per terra
venti persone rockeggiano e ne vogliono di più
amorevole piccola, io non so cosa hai
ma è meglio se la prendi facile, questo posto è bollente
così contento di averlo fatto
così contento di averlo fatto
devi
darmi un po' d'amore
darmi un po' d'amore
darmi un po' d'amore
ogni giorno
hey hey hey!
bene mi sento a posto, ogni cosa sta vendendo alto
È meglio che la prendi facile perché il posto è a fuoco
è stata una giornata dura e io non so cosa fare
aspetta un minuto piccola lasciatela accadere
così contento di averlo fatto
così contento di averlo fatto
devi
darmi un po' d'amore
darmi un po' d'amore
darmi un po' d'amore
ogni giorno
hey hey hey!
bene io mi sento a posto, tutti stanno andando alto
è meglio che la prendi facile perché il posto è a fuoco
è stata una dura giornata di un uomo per bene
adesso mi sto rilassando dolcezza- tutti dovrebbero
così contento di averlo fatto
così contento di averlo fatto
devi
darmi un po' d'amore (darmi un po' d'amore)
darmi un po' d'amore (darmi un po' d'amore)
(Il beat li ricorda tra i più intelligenti protagonisti di quelle stagioni. Tra i solchi dei suoi singoli e dei suoi primi album il quartetto di Birmhingham mostra infatti sapienti sintesi della passione Jazz e di quella blues.
Il gruppo si forma su iniziativa dei due fratelli Stevie e Muff Winwood, che uniscono a loro il batterista Pete York e il chitarrista Spencer Davis. Per il gruppo il primo trionfo arriva nel novenbre del '65 con Keep On Running, e l'impressione è vivissima. I singoli di successo si susseguono uno dopo l'altro: Gimme Some Lovin, I'm A Man, Time Seller. Il suono dello Spencer Davis Group è una novità eccitante, soprattutto Stevie Winwood che sa colorare le imprese della formazione con un organo e una voce vibrante. Il gruppo punta tutto sul ritmo con una base ritmica aggressiva e una chitarra elettrica, quella di Davis, altrettanto "nera".
In quegli anni si balla al ritmo dei loro dischi, ma la musica dello Spencer Davis Group non si concede solamente a facili ottimismi, ma viaggia con grandi intuizioni geniali. Cosi è anche per i loro primi due album, Gimme Some Lovin e I'M A Man, entrambi del '67.)

venerdì 5 luglio 2019

L’ALBERO DEGLI ZOCCOLI di Ermanno Olmi

Vita quotidiana di un gruppo di famiglie contadine che vivono in una cascina della campagna bergamasca, fra il 1897 e il 1898. La vedova Runk chiede — e ottiene — la grazia divina affinché una  mucca malata guarisca; il Finard perde una moneta d'oro e per la rabbia si sente male (viene curato da una “donna del segno”), il nonno Anselmo riesce a far maturare i pomodori qualche giorno prima degli altri: Stefano e Maddalena si sposano e vanno in viaggio di nozze a Milano, nei giorni delle cannonate di Bava Beccaris; il Battisti taglia un albero del padrone per farne un paio di zoccoli per il figlio, e viene cacciato. La vita di tutti si svolge secondo codici fissi come riti, i legami sociali della comunità sono quelli sanciti dalle regole della religione cattolica.
Il contadino compiva certo dei grandi atti di fede. Del resto, la natura stessa del suo lavoro richiedeva continuamente un atto di fede; lui non conosceva il fenomeno bio-chimico attraverso il quale un seme si trasforma in albero da frutta, ma lui, affidandosi alla natura in questa collaborazione straordinaria, seminava, chiudeva il seme sotto terra e attendeva con un grande atto di fede che a primavera spuntasse  da sotto qualcosa. Noi invece siamo continuamente espropriati da questi atti di fede dall'attuale assistenza sociale, dalla cassa per le malattie e gli infortuni, tutte queste cose che ci assicurano (in nome poi di chissà cosa e con quali  pretese?) la tranquillità. Ma quale tranquillità? Vediamo come i paesi più assicurati del mondo sono i paesi più avviati al suicidio! 
(Ermanno Olmi, in “Positif”, n. 210, settembre 1978) 
La visione del mondo che Olmi comunica col suo film è questa: la storia è una lotta tra colpa e innocenza, tra peccato e santità, non c'è nessun altro movente. Su questa strada Olmi va più avanti, e dice: tutta l'innocenza da pane dei contadini, i contadini non possono che essere santi. Olmi non descrive soltanto, ma sostiene e propone una morale che non serve altro che a perpetuare lo stato di miseria e di sofferenza che lui stesso racconta. E la morale che non esclude soltanto la ribellione e la violenza, ma anche la denuncia e addirittura la presa di coscienza. Ogni volta (senza eccezioni) che un artista (scrittore o regista o altro) offre a un pubblico borghese la descrizione del mondo proletario o sottoproletario, lo fa, cosciente o no, per ottenere uno di questi due scopi: offendere il pubblico oppure cercarne la complicità. Olmi cerca la complicità. Il film fa appello ai buoni sentimenti e riduce la storia a favola. Olmi descrive a lungo la miseria economica e sociale del mondo contadino, ma dice che tanta grandezza religiosa si accompagnava a quella miseria: non gli viene mai il sospetto che questa grandezza e quella miseria stiano tra di loro in un rapporto di causa ed effetto. 
(Ferdinando Camon, in “Il Giorno”, 19 ottobre 1978)