È il contenuto del film e non i mezzi tecnici che stanno dietro ad esso che rendono il film bello o brutto. In definitiva, infatti, che cosa è che conta di più nel cinema: il colore, l’illuminazione, la levigatezza delle immagini?n A me pare piuttosto che la cosa più importante sia il contenuto del film.
(Elia Kazan, in “Cinema Nuovo” n. 113, 01 settembre 1957)
Il film di Kazan Fronte del porto è un buon esempio di mistificazione. Il proletariato è costituito da un gruppo di essere fiacchi, piegati sotto il giogo di cui si rendono ben conto senza aver tuttavia il coraggio di scuoterlo; lo Stato (capitalista) si confonde con la Giustizia assoluta, è il solo possibile ricorso contro il crimine e lo sfruttamento: l’operaio, se giunge fino allo Stato, fino alla sua polizia e alle sue commissioni d’inchiesta è salvo. Quanto alla Chiesa, sotto le apparenze di un modernissimo gigione, essa è soltanto una potenza mediatrice tra la miseria costitutiva dell’operaio e il potere paterno dello Stato-padrone. D’altra parte, alla fine, tutto questo leggero prurito di giustizia e di coscienza si calma molto rapidamente, si risolve nella grande stabilità di un ordine benefico dove gli operai lavorano, i padroni stanno a braccia conserte, e i preti benedicono gli uni e gli altri nelle loro giuste funzioni.
(Roland Barthes,” Miti d’oggi”, Lerici, Milano 1962)
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