La passione della distruzione ha cessato di essere una passione creatrice, ne è semplicemente un surrogato.
In fondo alla disperazione dove ci hanno trascinato le società industriali, la gratuità comincia a farsi strada. Quando uno sciopero della cassiera libera i clienti dal loro ruolo e li aiuta a prendere e a dare senza contropartita, quando gli operai si mettono a distribuire le merci dei magazzini, quando la gente rifiuta di pagare l’affitto, la luce, i trasporti, quando l’esproprio abbandona la rabbia della disinibizione per giocare alla distribuzione festosa dell’abbondanza, possiamo domandarci se la proletarizzazione, attraverso lo scambio permanente, non trascini con sé anche la sua radicale liquidazione.
Del resto il lasciarsi andare alla gratuità appartiene alla tradizione contadina e operaia.
L’emancipazione dei godimenti porta in sé la gratuità universale di cui perirà la civiltà mercantile.
La felicità non si paga, si strappa alla società che la vende
I rossi mattini sono meno importanti della scintilla che li accende.
Gli adulti con una storia di uso di marijuana hanno una minore prevalenza nella comparsa del diabete di tipo 2 e un minor rischio di contrarre la malattia rispetto a quelli che non hanno mai consumato cannabis, secondo i dati degli studi clinici pubblicati sul British Medical Journal.I ricercatori della University of California, Los Angeles, hanno valutato l’associazione tra diabete mellito (DM) e l’uso di marijuana tra gli adulti tra i 20 e i 59 anni in un campione rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti di 10.896 adulti. I ricercatori hanno ipotizzato che la prevalenza del diabete di tipo 2 sarebbe ridotto nei consumatori di marijuana causa la presenza di vari cannabinoidi che possiedono proprietà immunomodulanti e anti-infiammatorie.
Lo studio ha riferito che fra i consumatori passati e presenti di cannabis risulta una minore prevalenza di diabete, anche dopo aver corretto il campione con le variabili sociali (etnia, livello di attività fisica, ecc.), nonostante tutti i gruppi fossero in possesso di una simile storia familiare di DM. I ricercatori peraltro non hanno trovato un’associazione tra uso di cannabis e altre malattie croniche, tra cui l’ipertensione, ictus, infarto miocardico, o insufficienza cardiaca rispetto ai non utilizzatori.
I ricercatori hanno concluso: “la nostra analisi degli adulti di età compresa tra 20-59 anni… ha dimostrato che i partecipanti che hanno usato marijuana avevano una minore prevalenza di DM ed una probabilità inferiore di sviluppare DM rispetto ai non-consumatori di marijuana.” Avvertono, però: “gli studi prospettici nei roditori e nell’uomo sono necessari per determinare una potenziale relazione causale tra l’attivazione del recettore dei cannabinoidi e il Diabete Mellito. Fino a quando tali studi non saranno effettuati, non sosteniamo l’uso di marijuana in pazienti a rischio di DM».
Precedenti studi condotti su animali hanno indicato che i cannabinoidi possiedono alcune proprietà anti-diabete. In particolare, uno studio preclinico pubblicato sulla rivista Autoimmunity ha riferito che le iniezioni di 5 mg al giorno del cannabinoide non psicoattivo CBD ha ridotto significativamente l'incidenza del diabete nei topi rispetto al placebo.
Il Dadaismo è un movimento artistico che nasce in Svizzera, a Zurigo, nel 1916. La situazione storica in cui il movimento ha origine è quello della Prima Guerra Mondiale, con un gruppo di intellettuali europei che si rifugiano in Svizzera per sfuggire alla guerra. Questo gruppo è formato da Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hans Richter, e il loro esordio ufficiale viene fissato al 5 febbraio 1916, giorno in cui fu inaugurato il Cabaret Voltaire fondato dal regista teatrale Hugo Ball. Alcuni di loro sono tedeschi, come il pittore e scultore Hans Arp, altri rumeni, come il poeta e scrittore Tristan Tzara o l’architetto Marcel Janco. Il movimento, dopo il suo esordio a Zurigo, si diffonde ben presto in Europa, soprattutto in Germania e quindi a Parigi. Benché il dadaismo sia un movimento ben circoscritto e definito in area europea, vi è la tendenza di far ricadere nel medesimo ambito anche alcune esperienze artistiche che, negli stessi anni, ebbero luogo a New York negli Stati Uniti. L'esperienza dadaista americana nasce dall'incontro di alcune notevoli personalità artistiche: il pittore francese Marcel Duchamp, il pittore e fotografo americano Man Ray, il pittore franco-spagnolo Francis Picabia e il gallerista americano Alfred Stieglitz.
La poetica del caso rifiuta ogni atteggiamento razionale, e per poter continuare a produrre opere d’arte si affida ad un meccanismo ben preciso: la casualità. Il caso, in seguito, troverà diverse applicazioni in arte: lo useranno sia i surrealisti, per far emergere l’inconscio umano, sia gli espressionisti astratti, per giungere a nuove rappresentazioni del caos, come farà Jackson Polloch con l’action painting. Tutto può essere opera d’arte se è firmato ed esposto in mostra … In un suo scritto, il poeta Tristan Tzara descrive il modo dadaista di produrre una poesia. "Per fare un poema dadaista, Prendete un giornale. Prendete delle forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che contate di dare al vostro poema. Ritagliate l’articolo. Ritagliate quindi con cura ognuna delle parole che formano questo articolo e mettetele in un sacco. Agitate piano. Tirate fuori quindi ogni ritaglio, uno dopo l’altro, disponendoli nell’ordine in cui hanno lasciato il sacco. Copiate coscienziosamente. Il poema vi assomiglierà. Ed eccovi uno scrittore infinitamente originale e d’una sensibilità affascinante, sebbene incompresa dall’uomo della strada".
Un sindacato controllato da una banda di gangster sfrutta gli scaricatori del porto di New York. Uno di questi, Terry Malloy, anch’egli abituato a sopportare soprusi e violenze, decide di ribellarsi ai malviventi (che gli hanno ucciso il fratello) dopo avere imparato sani principi morali da un prete e da Eddie, la ragazza che ama. Terry rivela a una commissione d’inchiesta i loschi affari del sindacato e viene quasi ucciso dai gangster, ma la sua lotta è un esempio per tutti gli scaricatori.
È il contenuto del film e non i mezzi tecnici che stanno dietro ad esso che rendono il film bello o brutto. In definitiva, infatti, che cosa è che conta di più nel cinema: il colore, l’illuminazione, la levigatezza delle immagini?n A me pare piuttosto che la cosa più importante sia il contenuto del film.
(Elia Kazan, in “Cinema Nuovo” n. 113, 01 settembre 1957)
Il film di Kazan Fronte del porto è un buon esempio di mistificazione. Il proletariato è costituito da un gruppo di essere fiacchi, piegati sotto il giogo di cui si rendono ben conto senza aver tuttavia il coraggio di scuoterlo; lo Stato (capitalista) si confonde con la Giustizia assoluta, è il solo possibile ricorso contro il crimine e lo sfruttamento: l’operaio, se giunge fino allo Stato, fino alla sua polizia e alle sue commissioni d’inchiesta è salvo. Quanto alla Chiesa, sotto le apparenze di un modernissimo gigione, essa è soltanto una potenza mediatrice tra la miseria costitutiva dell’operaio e il potere paterno dello Stato-padrone. D’altra parte, alla fine, tutto questo leggero prurito di giustizia e di coscienza si calma molto rapidamente, si risolve nella grande stabilità di un ordine benefico dove gli operai lavorano, i padroni stanno a braccia conserte, e i preti benedicono gli uni e gli altri nelle loro giuste funzioni.
(Roland Barthes,” Miti d’oggi”, Lerici, Milano 1962)