mercoledì 2 dicembre 2015

L'UOMO DI ARAN di Robert J. Flaherty

La Vita quotidiana di un uomo e della sua famiglia in una piccola comunità su un isola dell'arcipelago di Aran, al largo dell'Irlanda. La lotta contro il mare, i campi costruiti con la terra raccolta negli anfratti degli scogli, la pesca e la cattura dello squalo "pellegrino".

"Ne L'uomo Aran noi raccontiamo la storia con la macchina da presa; dei pezzetti di dialogo post-sincronizzato furono introdotti nel film, a cose fatte, come rumori episodici e non determinanti per la storia. Non aveva nessuna importanza se il dialogo potesse essere compreso o no - infatti la maggior parte del pubblico poi non lo comprese - ma l'importante era poter avere un film che offrisse campo libero per una struttura musicale; noi pensiamo che L'uomo di Aran sia un opera in questo senso riuscita: la sua è una struttura più lirica che di prosa poiché è la musica e non le parole che viene utilizzata per determinare la storia. La musica, di John Greenwood, è stata ricavata da alcune canzoni cantateci da Maggie, la donna che nel film interpreta, così come fa nella sua vita quotidiana, il ruolo della madre." 
(Robert Flaherty, in Henry Agel, "Robert Flaherty", Seghers, Parigi 1964)

"Parlando di cinema e poesia, io intendevo sempre parlare di poesia narrativa. La differenza era tecnica: anziché la tecnica narrativa del romanzo, di Flaherty o di Joyce, la tecnica narrativa della poesia. Osservate il montaggio de L'uomo di Aran. Ecco, avrete un'idea del montaggio piegato a una tecnica narrativa di cinema di poesia: sia pure di una poesia esiodea, come dicono gli agiografi."
(Pier Paolo Pasolini, Empirismo eretico, Milano 1972)

Nessun commento:

Posta un commento