Di origini nobili, figlio del barone di Bibra e titolare del feudo di Schwebheim, studiò prima giurisprudenza, poi si appassionò alle scienze naturale e alla chimica, dopo il matrimonio si stabilì nel castello del feudo e intraprese le prime analisi in un proprio laboratorio che poi trasferì a Norimberga. Nel 1849 andò in Sudamerica portando con se al ritorno una ricca raccolta di oggetti d'arte e informazioni sull'uso dello stramonio rosso, Yerba de huaca. Autore nel 1855 di un classico, recentemente ristampato negli Stati Uniti, Die Narkotischen Genussmittel und der Mensch. Il lavoro rappresenta il primo tentativo di esplorare la storia e il ruolo delle piante psicoattive. Von Bibra prende in esame, sia dal punto di vista sociale che esperienziale, diciassette "narcotici" e "stimolanti" di origine vegetale, con particolare attenzione alla coltivazione e preparazione. Tra le piante descritte: il tabacco, il caffè, l'hashish, l'oppio, la coca, lo stramonio e l'Amanita muscaria.
Von Bibra sperimentò personalmente l'Amanita utilizzando alcuni esemplari essiccati in una bevanda con succo di mirtillo; due ore dopo l'ingestione registrava perdita del senso dello spazio e forza muscolare smisurata. Sull'importanza dell'autosperimentazione Von Bibra riportò come esempio le osservazioni di Moreau de Tours sull'hashish.
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